Camera Obscura

Camera Obscura

Sei pronto ad avere il cuore spezzato?

Chi non riesce a raggiungere il successo standosene fermo nel proprio cantuccio deve uscire dai propri angusti confini. Sono queste le idee programmatiche dei Camera Obscura che già da "Let's Get Out of This Country" si sono fatti conoscere e apprezzare da un pubblico sempre più ampio, arrivando a concepire alcuni dei più interessanti capitoli del pop malinconico contemporaneo

di Luca Pasi

"I used to have real trouble playing live; my nerves would just take over and I never saw the audience as .... I never understood what they were. It was like playing for some people you had to impress or something. Now I understand that's not the case-- they're already your friend."
(Tracyanne Campbell)

C'è stato un tempo in cui qualsiasi tipo di dissolutezza rock'n'roll sarebbe stata quasi impensabile per Tracyanne Campbell; un po' per quell'insicurezza tipica dei debuttanti, un po' per quell'eccessiva timidezza che da sempre ha contraddistinto il suo modo di porsi rispetto al pubblico sopra e addirittura sotto il palco: timorosa dei giudizi ed avversa ad essere al centro degli sguardi; non proprio quello che ci si aspetterebbe dalla leader di un gruppo. Il fatto che lungo tutto l'arco di una carriera ci si è sempre visti additati come un goffo tentativo di imitazione, come dei fratelli minori o, citando la fiaba di Andersen, come il "Brutto Anatroccolo" emarginato, deriso e snobbato, finendo inevitabilmente per nascondersi (seppur da lui coccolati) dietro la pesante ombra di Stuart Murdoch (i due avranno anche una breve relazione), non ha certo migliorato la situazione. Sono quindi svariati i motivi che hanno cospirato, oltre all'approccio un po' ingenuo e retrò verso la musica, perché i Camera Obscura venissero considerati spesso come dei Belle & Sebastian di serie B. Quel periodo, per fortuna, è ormai lontano da un pezzo, perché la band di Glasgow si è rimboccata le maniche e, attraverso un percorso lungo quindici anni, è riuscita a trovare la propria strada, senza lasciare che le ombre di ieri cancellassero i colori di un nuovo giorno e finendo per tramutarsi definitivamente da "brutto anatroccolo" a cigno vero e proprio.

Poster e negozi di dischi

È il 1993 quando Tracyanne Campbell e John Henderson, all'epoca studenti nella stessa classe di "Sound and Video Recording" al college, decidono di formare un gruppo insieme, così come ne nascono a migliaia: un po' per passione, un po' per gioco, un po' per quella sottile voglia di emergere fra i tanti.

"Anche se non avevamo il nome e quant'altro - non eravamo ancora Camera Obscura - l'idea era quella di essere in una band. John a differenza mia era molto più sicuro di sé, quindi decidemmo alla fine che lui sarebbe stato il cantante principale."
(Tracyanne Campbell)

Il gruppo però prende forma ufficialmente solo nel 1996 quando Tracy e John, alla ricerca di un bassista, entrano per caso nel negozio di dischi di Gavin Dunbar per appendere un annuncio. Non era propriamente un negozio a dir la verità, era una piccola stanza con alcune (poche) mensole su cui risiedeva la collezione (esigua) di Dunbar. Gavin si sedeva in questo negozio tutti i giorni per ore di ascolto, per sorseggiare tè e per leggere vecchie copie del Melody Maker. Ogni tanto entravano degli amici a fare quattro chiacchiere e a mangiare qualcosa: sembrava più una camera da letto dove, al posto del letto, c'era un registratore di cassa. Eppure ogni tanto qualche sconosciuto entrava…

"Hey, possiamo appendere un poster?"
"Sì, appendetelo pure lì sopra"
"Grazie!"

Sono Tracy e John. Il poster è un annuncio per cercare membri per il gruppo, dopo aver deciso che loro avrebbero scritto e cantato tutte le canzoni. Gavin ha un colpo al cuore. Suonava il basso da quando era bambino, in modo piuttosto improvvisato, nei più beceri pub della suburbia glaswegiana. Non esita, quindi, a contattarli. Nascono così i Camera Obscura, tra alcune prove nel capannone del padre di Gavin e piccoli strimpelli in giro. Tracyanne alla chitarra, Gavin al basso e John… John a cantare… quando serve (imparò anche lui poi a suonare la chitarra), con la madre di Gavin a dare lezioni di canto. Dopo una rotazione di un paio di chitarristi, anche David Skirving, autore dei primi brani, entra in pianta stabile.

cameraobscura_iiI primi due singoli ad essere registrati sono "Park and Ride" nel maggio del 1988 e "Your Sound" a fine anno, entrambi rilasciati sulla neonata Andmoresound Records di Lindsay Boyd (che entrerà poi anche nel gruppo) ed entrambi con Richard Colburn dei Belle & Sebastian alla batteria. Vanno dunque da sé i vari rimandi a tutto quel delicato indie-pop con il kilt di band quali Pastels e B&S. Morbide armonie su un duetto maschile/femminile e su una chitarra acustica: i Camera Obscura, prendendo il nome da un vecchio prototipo della fotografia vittoriana, riempiono le loro canzoni con calore ed intimità rivelandosi cantautori della scuola di purezza. Un primo EP "Rare UK Bird" contenente i singoli, le b-sides più qualche nuovo pezzo, viene pubblicato l'anno seguente, sulla giapponese Quattro mentre il chitarrista David Skirving lasciava ufficialmente i Camera Obscura per iniziare un nuovo progetto, i California Snow Story; lo sostituisce Kenny McKeeve e alla batteria subentra Lee Thomson, entrambi membri attuali.

Splendenti come una nuova spilletta

Il 25 giugno del 2001 viene pubblicato il terzo singolo "Eighties Fan" (prodotto proprio da Stuart Murdoch) che anticipa l'esordio su Andmoresound Records di "Biggest Blues Hi-Fi" primo disco degli scozzesi, che circoscrive al meglio le coordinate sonore del gruppo: una deliziosa voce femminile, prossima alle prime incisioni di Tracey Thorn (Everything But The Girl) o Harriet Wheeler (The Sundays), ma condita con una piccola dose di personalità forte come quella di Dusty Springfield e Nancy Sinatra. Chitarre acustiche, un ritmo appena accennato e una melodia semplicemente indimenticabile firmano il brano emblema del loro album di debutto e consacreranno "Eighties Fan" tra le canzoni più conosciute e suggestive del loro repertorio. Una sezione di archi incredibilmente agrodolce e ben registrata che pervade l'anima, ripresa anche da gruppi come i Tompaulin (anch'essi scozzesi) e che potrebbe significare qualcosa per tutti tale è la grazia e la destrezza con cui si muove delicatamente: "…you say your life will be the death of you…". Sfortunatamente, la collocazione del brano come seconda traccia del disco penalizzerà livemente tutto ciò che segue. Non si intende, però, screditare l'ablum e il resto delle canzoni, ma il confronto con tale singolo risulta spesso impari. Le canzoni successive sono buone, comunque, abbastanza per suggerire come "Eighties Fan" non sia stato solo un colpo di fortuna ma che vi sia una coerenza estrema che riesce a catapultare i Camera Obscura fin da subito tra le glorie dell'indie-pop. Degne di nota sono la terribile storia del ragazzo ossessionato dagli Smiths in "Pen and Notebook" ("…And you knew you'd made a mistake when you first saw Marr…") con quei lampi d'archi che creano una particolare sensazione di avvicinamento tra musicista e ascoltatore, la confusionaria relazione nei duetti vocali di "Houseboat" con i suoi jingle-jangle scampanellanti o la disillusa "Let's Go Bowling" ("…I don't believe in anything so you may as well forget about me…") con una Tracyanne completamente a nudo a dipanare le sue emozioni, le ottimistiche "Shine Like a new Pin" ("…Girl with a thick skin made you shine like a new pin…") e la quasi lo-fi "The Sun on His Back" ("…Do you feel lucky tonight (go out it's alright)…") con i rullanti in casa Beat Happening.

L'attenzione lirica di Tracyanne Campbell si concentra qui dritta sull'amore e sulle sue complicate conseguenze. Ma la vera lotta nelle sue canzoni non è banalmente fossilizzata sulla relazione con l'altro, ma in continua lotta tra vulnerabilità emotiva e quella caparbia volontà di mantenere una sicura indipendenza sentimentale. Con questa forza nel songwriting e con la sua moderna torsione sugli arrangiamenti 60s di Bacharach, Webb e Hazlewood, "Biggest Blues Hi-Fi" suona magniloquente senza essere tronfio, semplice senza essere banale, universale e non per questo inutilmente retorico.

Le prime sfide nella lega nazionale del pop

Sull'onda del singolo "Eighties Fan", che raggiunse la posizione numero 8 nella Festive Fifty di John Peel, inizia anche uno speciale rapporto di ammirazione reciproca con il mitico dj inglese che, prendendoli sotto la sua custodia, li invita poi il 14 agosto (e nuovamente il 20 dicembre) a registrare la prima delle loro poi 5 sessioni radiofoniche (nuovamente nel 2002, 2003 e 2004) su Radio 1. Suonano 4 canzoni, "Anti Western", "Sun on His Back" e due nuovi brani che videro poi la luce sul nuovo disco, "Number One Son" e "Before You Cry", e vengono poi invitati dallo stesso alla sua festa di Natale "Christmas Carol Special" insieme a Melys, Lianne Hall e Gorky's Zygotic Mynci. È una della grandi fortune degli scozzesi questa cotta di Peel, perché permette loro di allargare il proprio bacino di ascoltatori arrivando a platee addirittura neanche mai pensate prima (ebbero un forte successo anche in Spagna dove pubblicarono poi sotto la Elefant Records sia la ristampa dell'esordio sia il nuovo disco nel 2003). La formazione cambia nuovamente a fine anno in quella che sarà poi la (quasi) line-up definitiva: Nigel Baillie ai fiati e Carey Lander a prendere il posto di Lindsay Boyd alle tastiere.

E con quel desiderio incombente di chi sa che merita un destino più roseo, di chi cerca di liberarsi da quelle infinite 'accuse' e di chi spera di uscire da quei confini che probabilmente iniziano ad essere sempre più stretti, i Camera Obscura, con una Tracyanne ormai sempre più sicura di sé, rilasciano il loro sophomore "Underachiever Please Try Harder", a dimostrazione che la trasformazione in cigno è sempre più vicina.
Un approccio onesto, ormai sempre più adulto nei suoi legami romantici e la cui maturità è esibita in primis nelle tracce cantante da John Henderson. "Before You Cry" è un cenno grazioso a Nashville, "Your Picture" strizza l'occhio a Leonard Cohen, mentre lo stomper Motown di "Take Me Home" sovrasta l'intero capitolo. "Underachiever Please Try Harder" gioca con il gusto intellettuale del citazionismo e si guarda intorno con gli occhi ingenui di un giovane Holden in un amalgama di richiami ad un folk-pop dolcemente retro ma comunque pieno di vitalità. Tra i solchi del disco non ci sono virtuosismi o rivoluzioni, ma è quella semplicità diretta delle sue intuizioni melodiche a conquistare immediatamente. Sia negli squarci biografici del singolo "Teenager" ("…Well, you're not a teenager so don't act like one…") sia nei caotici sentimenti verso il proprio insegnante di "Suspended From Class" ("…Now he wants to kiss, He says he can't resist, You're going to have to keep it hidden inside, I have feeling that pigs might fly, might fly…") con i fiati dei Love a far da contorno. E in questo labile confine tra sentimenti repressi e voglie di rivalse, c'è tutto l'orizzonte del pop melanconico dei Camera Obscura.

cameraobscura_iA conquistare davvero, però, è la cadenza morbidamente sixties di "Keep it Clean", meno romantica ma ugualmente vulnerabile nei suoi rimorsi affettivi ("…I wish you could have said something before now…") e saldamente determinata a non cascarci nuovamente ("…I don't want to be part of your scene, I'll stick with him and keep my nose clean…"), con quella cupa voce di Tracyanne capace  di folgorare anche un ascoltatore casuale. "Underachiever Please Try Harder" è fatto di un'innocenza che non ha paura di essere fuori moda e che dura tutt'ora, perché la longevità del disco viene dalle proprie canzoni. Gli mancava forse una certa capacità di sublimazione poetica. Dove Morrissey trasfigurava Keats, Yeats e Wilde adattandoli (e quanto abilmente) alle bisogna delle proprie minute insoddisfazioni quotidiane, Tracyanne e John rispondono con canzoni della portata concettuale di "Knee Deep in the National Pop League" o "Lunar Sea" ("…At the rainbows end, Find a perfect friend say you’re sorry, Make me dream at night, Break my heart on sight don’t you worry…") su cui è impossibile non arrossire un po' canticchiandola. E questo nonostante ai Camera Obscura venne concesso di musicare insieme ad altri artisti del calibro di Delgados, Belle & Sebastian, Shinmeat etc. nella loro Peel Sessions del 2004 due poesie di Robert Burns (1759-1796), considerato uno dei poeti nazionali scozzesi: "Love My Jean" e "Red Red Rose". Questi due pezzi del live (avvenuto tre mesi prima della morte del conduttore radiofonico), che fu anche l'ultimo concerto del dimissionario John Henderson (non sono mai stati ben chiari i motivi per cui decise di abbandonare i Camera Obscura per continuare nei suoi progetti), escono nel singolo "I Love My Jean" del 2004 per rendere tributo a John Peel, completando la tracklist con una tintinnante e intrisa di malinconia "Marathon Not A Sprint" ("… Honey you were good for me, But I can't deny my need to be free grows…"). 

È così che le vecchie similitudini che tanto spesso hanno accompagnato i Camera Obscura lungo il loro percorso musicale vengono pian piano sgretolate con disinvoltura. Se prima Tracyanne Campbell poteva suonare come una più carismatica Isobel Campbell (non ci sono relazioni di parentela tra le due) adesso ha ottenuto il ruolo più dominante che nei B&S è di Stuart Murdoch, con John Henderson rilegato a prendersi il ruolo della anch'essa dimissionaria Isobel. Questa inversione fa sembrare allora i due gruppi più come il naturale specchio delle loro immagini, ed è anche facile pensare che Tracyanne Campbell e Stuart Murdoch siano ciascuno il silente interlocutore dei dialoghi dell'altro.

Pronti ad avere il cuore spezzato?

Dopo l’abbandono del cantante e percussionista John Henderson, Tracyanne Campbell prende saldamente in mano il timone del gruppo, firmando e cantando tutti gli episodi che compongono il nuovo album "Let's Get Out of This Country" pubblicato nel 2006 su Elefant Records, e regalando all’ascoltatore, per una volta, un punto di vista prettamente femminile, in un universo, come quello dell’indie-pop, troppo spesso caratterizzato da una visione esclusivamente maschile.
Affiancati per la prima volta da un produttore (Jari Haapalainen, già alla console con Club 8 e Concretes) e con la possibilità di sfruttare uno studio professionale, i Camera Obscura si  appropriano di un suono più personale, in bilico tra il pop più classico di chiara matrice sixties e l’alt-country, caratterizzato da un’orchestrazione ricca e intensa, anche grazie all’apporto dell’organo e degli archi ma che riesce, nell‘arco dei dieci episodi che compongono il lavoro, a evitare il rischio di un eccesso di compattezza e levigatezza e quello, sempre concreto, di sovraproduzione.

cameraobscura_iiiLa sicurezza e la consapevolezza dei propri mezzi da parte della band e della sua leader sono subito evidenti sin dal primo brano, “Lloyd I’m Ready To Be Heartbroken”, dove, rispondendo in maniera esplicita alla domanda posta oltre venti anni fa da Lloyd Cole, Tracyanne conferma di essere oramai cresciuta e di essere pronta ad affrontare la vita e le sue avversità ("I've got my life of complication here to sort out, I'll take myself to an east coast city and walk about"). Del resto la maturazione dei Camera Obscura, sotto l’aspetto musicale e dei testi, è evidente lungo tutto il percorso dell’album: sia nei brani più ritmati e solari come la title track, che in quelli più meditativi e delicati, nei quali, in ogni caso, gli scozzesi dimostrano di saper maneggiare con cura la difficile arte degli arrangiamenti. E’ il caso della splendida “Dory Previn”, con i suoi accenti country, o della ballata malinconica e dolente “Country Mile”: e se nel primo caso il testo è duro e quasi in contrasto con la dolcezza della melodia e del cantato, nel secondo, alla consapevolezza delle difficoltà della vita ("…I don‘t believe in true love anyway, who‘s being pessimistic now?…”), si affianca la speranza, quasi infantile, che il futuro possa riservare dei miglioramenti e delle sorprese (“…once again I’ll be the foolish one, thinking a blink of these lashes would make you come…”). Altrove (“Come Back Margaret”, “I Need All The Friends I Can Get”), il ritmo si fa più mosso e la melodia un po’ retrò rimanda ad atmosfere anni 50.

Qualora, poi, ce ne fosse ancora bisogno, la dimostrazione definitiva della raggiunta maturità stilistica e formale i Camera Obscura la forniscono nel brano che conclude il lavoro, “Razzle Dazzle Rose”, un amabile mid-tempo orchestrale, accompagnato da una malinconica tromba, nel quale Tracyanne Campbell mostra, ancora una volta, che il proprio approccio nei confronti della vita sarà oramai più pragmatico di un tempo ("…expecting softness can lead to foolishness…"), ma mai cinico. Alla tristezza si accompagna sempre la speranza.
Il maggior pregio dell’album, in ogni caso, risiede nella sua straordinaria coesione. Lungi dall’essere solo un susseguirsi di singoli, “Let’s Get Out Of This Country” ha un’intrinseca coerenza tematica e musicale che permette definitivamente di affermare, in tutta tranquillità, che i Camera Obscura non suonano che come loro stessi.

Finalmente cigni

Il precedente “Let’s Get Out Of This Country” aveva condito la calda estate del 2006 con la sua variopinta collezione di intoccabili canzoncine pop, chiudendo il cerchio di una compiutezza stilistica tracciato dalla band fin dalla prima prova, rilasciata nel 2001. I tre anni che separano “My Maudlin Career” dal predecessore sono stati spesi girovagando per il globo, proponendo concerti esplosivi e decisamente divertenti (la performance del luglio 2008 a Bologna ne è un esempio lampante; l’esecuzione in quel caso è precisa e rispettosa verso gli originali, con rimaneggiamenti che coinvolgono lunghezza e cantato).

Lasciata intatta la formula a base di country-pop scanzonato, il gruppo riversa tutte le sue potenzialità nelle nuove undici canzoni con dedizione encomiabile. Melodie incontenibili centrifugate con una ritmicità innata, arricchite dalla voce profonda di Tracyanne Campbell, ormai leader affermata del gruppo e chitarrista d’eccellente versatilità. Senza accusare apparenti crisi d’identità o d’ispirazione, l’usuale teatrino prende il via senza indugi.

Arrangiamenti classici condiscono con la loro magnificenza una struttura ben collaudata (la bellezza immacolata dell’incipit “French Navy”, i vortici irresistibili di “The Sweetest Thing”), chitarre polverose e un testo da leggere sono gli elementi degli episodi più scarni (l’afflato romantico di “Away With Murder”, un rullante accarezzato scuote gli animi in “James”).

cameraobscura_iv_01L’eterogeneità permette cambi di tono molto decisi, utile per non appiattire eccessivamente lo scorrere dei brani. Questa scelta aiuta ad apprezzare sia i frangenti propriamente pop, come quelli con un andamento più posato. Cogliendo con casualità, troviamo gemme appartate dal sapore malinconico (il piglio strascicato di “You Told A Lie”, la solarità magniloquente in “Careless Love”) e singoli dalla forte impronta radiofonica (i toni sopra le righe di “Swans”, la title track, flemmatica e carica di tensione).
Dopo un duetto all’insegna dell’essenzialità (chitarra-voce per “Other Towns And Cities”, il racconto per un road movie in riva al mare di “Forests And Sands”) conclude il disco una fanfara fiatistica in perfetto stile big band, attimo che suggella la conclusione con grande pathos (“Honey In The Sun”).

My Maudlin Career” mette in campo una genuinità pop a cui non si possono muovere critiche, ogni tassello è al posto giusto, inoltre il tocco di varietà dona al disco un appeal irresistibile. 

Vuoi sapere com'è il cuore di William?

"We’re going to make a record then sail around the world
We might not storm the charts completely but we’ll do our very best"
(da "Every Weekday")

"Desire Lines", quinto album degli scozzesi Camera Obscura, arriva ora dopo quattro anni di hiatus tra malattie, eventi e… vita. A Carey Lander nel 2011 venne diagnosticato un cancro (ha risposto ora bene alle cure) e dovette smettere di suonare, mentre Kenny McKeeve diventò padre nel 2012 pur perdendo la madre ad inizio anno. Sono svariati gli eventi che hanno portato i Camera Obscura a trovarsi davanti al bivio di sciogliersi per affrontare determinate urgenze o decidere di rimettersi in pista con un nuovo disco. E quella scelta di abbandonare il proprio territorio-sicuro, così come fecero nel 2006 in Svezia, ed andare a registrare un nuovo capitolo a Portland sotto la supervisione di Tucker Martine (The Decemberists, Spoon) è un segno che sottolinea non solo la caparbietà e la resistenza delle loro idee, ma anche la volontà di lavorare su qualcosa che non tradisse il proprio passato ma che invece gli rendesse omaggio. Si potrebbe però pensare che le peripezie di questi avvenimenti avrebbero potuto 'infettare' buona parte del disco, ma sembrano invece aver sortito un effetto contrario. "Desire Lines" è un distillato di vita e speranza. Un disco che non è più solo il dolce diario di una teenager con il cuore spezzato, ma nei suoi confini personali è ora una anche fotografia dettagliata che immortala tutto il percorso di un gruppo più che decennale.

Il risultato e la differenza di produzione si sente se comparata ai vecchi lavori: uno stile più atmosferico, hooks più puliti (anche la voce di Tracyanne sembra migliorata con il tempo), un utilizzo di sintetizzatori più vintage e una dimensione globale focalizzata al meglio sull'identificazione dei singoli strumenti all'interno dei pezzi, senza quel wall-of-pop riscontrato in "My Maudlin Career". È tuttavia ancora un pop lussureggiante da camera, anche se i toni disillusi di "Keep It Clean" e l'irregolarità stilistica da debuttanti di "Biggest Blues Hi-Fi" sono lontani da un pezzo. Tracyanne non è mai stata così sicura nel cantato e nei testi mai prima d'ora così espliciti. Addirittura nella bubble-song "Do It Again", primo singolo estratto, si fa anche erotica (è incinta di cinque mesi, ndr) quando non lascia molto spazio all'immaginazione nel chorus "…You were insatiable, I was more than capable, Turn down the lights now, let’s do it again…". La melodia upbeat di "Troublemaker" flirta con sfumature synth pop nella forma in cui le linee del sintetizzatore si incastrano con pattern pindarici mai così esposti tra la dolce fusione delle singhiozzanti armonie della Campbell e le tipiche atmosfere Bacharach-iane dei precedenti dischi.

Ancora una volta la nostra musa crea personaggi e soggetti di fantasia e non è mai abbastanza chiaro quanto di sé inserisca nei suoi testi. Nella malinconia lussureggiante di "William's Heart", che potrebbe evocare l'accoratezza ariosa dei Go-Betweens (o rimanendo all'interno del catalogo, la tristezza racchiusa all'interno di un pezzo immaginifico come "Lunar Sea") c'è un narratore che racconta di un uomo a cui sarebbe piaciuto avere un cuore d'oro ma che sarebbe però dovuto venire da uno 'stampo' migliore. È dunque Tracyanne Campbell che si fa osservatrice esterna o l'uomo "fatto di lana" di cui parla? Non ci è dato saperlo. È la dolcezza della sua voce però a rendere tutti i suoi testi più che sinceri, ma che forse diventano ingannevoli più a fondo si arriva a conoscerli. Ed è qui che si riesce anche a leggere la velata dose di ironia attorno al mondo dei Camera Obscura.

cameraobscura_v_01Non mancano i pezzi da novanta come la hit al fulmicotone di "Break It To You Gently" (facilmente un'outtake da "My Maudlin Career") la semil-bossa racchiusa nello statement di "Every Weekday" ("…I don’t want to sound like I’ve written us off, The words and the feelings are pouring and I can’t turn them off…") e l'assoluta freschezza di una "I Missed Your Party" in cui la Campbell elenca letteralmente le cose che ha intenzione di fare invece di andare ad una festa di un amico ("…I listen to Billy Joel, I watch Flashdance again, I’m going to get through Walt Whitman, I’m going to be in bed by ten…"). In modalità pop upbeat il quintetto è impressionante, ma quando poi decidono di decelerare nella ballate downtempo mozzano il fiato. Come nel tocco venato di Americana della conclusiva title track, con Tracy mai così abile nel trasmettere lo stato di tristezza, tensione e mal d’amore che permea l’intero lavoro. La delicatissima "Fifth in Line to the Throne" (una Neko Case qua a prestare la sua voce) e ancora una "New Year's Resolution" sono una raccolta di tenui acquerelli acustici dai colori pastello che ridanno vita ad un cantautorato floreale sospeso rispettivamente tra incantamento ("…You treat me like a queen but like a queen I don’t know if I’ll be slain…") e desideri di un domani ("...New year’s resolution- to write something of value, New years resolution- to kiss you like I mean it…").

E allora i versi citati da Tracyanne Campbell in apertura riassumono, lo si capisce alla fine, non solo l'universo pratico che sta dietro al nuovo disco, ma anche l'intera carriera di un gruppo ormai riuscito da tempo a divincolarsi dai lacci opprimenti che lo imbrigliavano nelle pozzanghere di Glasgow e a specchiarsi ora più che mai nelle acque più cristalline in tutta la sua bellezza.

Contributi di Francesco Amoroso ("Let's Get Out of This Country") e Alessandro Biancalana ("My Maudlin Career"). Un ringraziamento a Francesco Amoroso per la revisione.

Camera Obscura

Discografia

Rare UK Bird (Quattro, 1999)6,5
Biggest Bluest Hi Fi (Andmoresound, 2001)7
Underachievers Please Try Harder (Elefant, 2003)8

Let's Get Out Of This Country (Elefant, 2006)

7,5

My Maudlin Career (4AD, 2009)

7

Desire Lines (4AD, 2013)

7,5

Pietra miliare
Consigliato da OR

Streaming

Eighties Fan
(videoclip, da Biggest Blues Hi-Fi, 2001)

Teenager
(videoclip, da Underachiever Please Try Harder, 2003)

Keep It Clean
(videoclip, da Underachiever Please Try Harder, 2003)

I Love My Jean
(videoclip, da I Love My Jean, 2004)

Lloyd I'm Ready To Be Heartbroken
(videoclip, da Let's Get Out of This Country, 2006)

 

If Looks Could Kill
(videoclip, da Let's Get Out of This Country, 2006)

Tears For Affears
(videoclip, da Let's Get Out of This Country, 2006)

Let's Get Out of This Country
(videoclip, da Let's Get Out of This Country, 2006)

French Navy
(videoclip, da My Maudlin Career, 2009)

The Sweetest Thing
(videoclip, da My Maudlin Career, 2009)

Honey In The Sun
(videoclip, da My Maudlin Career, 2009)

Break It To You Gently
(videoclip, da Desire Lines, 2013)

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