Autore: Tracey Thorn
Titolo: La mia amica rock’n’roll
Editore: Jimenez
Pagine: 240
Prezzo: 19,00 euro
Leggere “La mia amica rock’n’roll”, il nuovo libro di Tracey Thorn, che tutti voi ricorderete come la metà degli Everything But The Girl, equivale a fare un viaggio dentro l’amicizia femminile (“che può essere molto complicata”, ci tiene a precisare l’autrice), a incunearsi dentro i meandri di un legame così forte da segnare una vita intera.
L’"amica rock’n’roll” della Thorn è Lindy Morrison, che durante tutti gli anni Ottanta fu la batterista dei Go-Betweens, una delle formazioni australiane più apprezzate di quel periodo, grazie a un jangle-pop di deliziosa fattura.
Le due amiche si incontrarono per la prima volta nel 1983 in quel di Londra. La Thorn una ragazza timida, insicura, vide nella più disinibita Morrison (più vecchia di undici anni) la “versione idealizzata” della persona che le sarebbe piaciuto diventare, e questo nonostante la bionda australiana fosse, a conti fatti, caratterialmente molto diversa, il che le aveva permesso di entrare con fiera personalità a bordo della navicella Go-Betweens, guidato da Robert Forster e Grant McLennan, con il primo che, per alcuni anni, fu anche suo compagno.
Tracey e Lindy, due amiche “simili e dissimili” (“ma ci capiamo, e capirsi è tutto”, scrive a un certo punto la prima), emergono, quindi, in questo bel racconto di vita e musica come due piccole eroine che cercano, in tutti i modi, di far valere i propri diritti di artiste e di donne, senza che questo si traduca mai, però, nella becera volontà di cancellare, dal proprio orizzonte esistenziale, la presenza di quei maschi che in queste pagine (e soprattutto nelle vesti di Forster e McLennan) mostrano comunque e troppo spesso di essere immaturi.
Nel raccontare la sua "amica rock'n'roll", la Thorn fa anche i conti con le sue paure, le sue ansie e la sua lunga storia d'amore con Ben Watt. Ricordando ciò che lei e la Morrison erano una volta, l'artista inglese s'immerge, quindi, anche tra le acque profonde della sua vita, cercando nel racconto quella pace interiore necessaria per non disperdersi nell'orrore del quotidiano. Perché, in definitiva, "ogni racconto è un piccolo passo per ristabilire l'equilibrio".