Buon vecchio zio E. La barba è ingrigita, la soglia dei sessanta ormai superata. Ma lo spirito è quello di sempre, mai disposto ad arrendersi... Il che non è poco, visto che nell'ultimo anno E ha dovuto fare i conti nientemeno che con un'operazione a cuore aperto: "Mi hanno segato lo sterno, mi hanno fermato il cuore e lo hanno messo su un tavolo". Ancora una volta, gli intrecci del destino hanno giocato un ruolo fondamentale nella sua vita: quand'era ancora un ragazzo, un infarto si è portato via suo padre (il teorico del multiverso a cui Marvel e dintorni devono praticamente tutto); ed è stato proprio il segno lasciato da quella tragedia a fargli fare i controlli grazie a cui ha scoperto di avere un aneurisma all'aorta. "O ce l'ho fatta, oppure adesso mi trovo davvero in un universo parallelo", chiosa con il suo solito sorriso dolceamaro.
Insomma, ripresentarsi con un disco incentrato sul tempo come "Eels Time!" assume un significato tutto particolare, in un contesto del genere. "Time, there isn't much time now", annuncia subito la quasi-
title track "Time", una ballata super
eelsiana come da copione (gli accordi della chitarra acustica a tratteggiare un cielo terso attraversato da refoli di archi). "Maybe there's just some way, dеar God/ I can stay". Teniamocelo stretto, il nostro Mark Oliver Everett, viene spontaneo pensare dopo una dichiarazione come questa, che costringe a misurarsi immediatamente con la brevità del tempo che ci è dato da vivere. Intanto, nel video del brano scorrono le immagini di tre generazioni di Everett: dal fisico quantistico Hugh a Mr. E, fino al futuro ancora tutto da scrivere dell'ultimo nato Archie (a cui è dedicata la leggerezza di "I Can't Believe It's True", con la sua parabola sulla scoperta dell'amore incondizionato).
Secondo la regola aurea della discografia degli
Eels, dopo un disco elettrico come "
Extreme Witchcraft" dovrebbe essere la volta di un lavoro intimista: e la
madeleine profumata di
Beatles di "We Won't See Her Like Again" sembra confermarlo in pieno, evocando l'aura di una visione quasi mistica ("A supernatural love/ With no below or above").
Accanto a quest'anima, però, il disco n. 15 degli Eels ne ha anche un'altra, che nasce dall'incontro tra E e Tyson Ritter degli All-American Rejects. I due, dopo essersi conosciuti collaborando a una canzone per la colonna sonora del film "La figlia del prigioniero", hanno scoperto di essere vicini di casa a Los Angeles e hanno deciso di provare a scrivere qualcos'altro insieme. Ed è qui che cominciano le note un po' meno positive.
In pratica, tra testi e musica, la metà dei brani di "Eels Time!" porta la firma di Ritter (accreditato anche come co-produttore) accanto a quella di E. Un connubio che conduce l'album verso territori pop-rock un po' più scontati, tra i contorni spessi di episodi come "If I'm Gonna Go Anywhere" e "Goldy" (ode a un pesce rosso, nuovo ingresso nel bestiario degli Eels) e l'ottimismo motivazionale della conclusiva "Let's Be Lucky". Non è un caso che la più riuscita tra le canzoni targate Everett-Ritter sia anche quella dall'aria più frastagliata e polverosa ("Lay With The Lambs"), in cui riaffiora un po' della sana misantropia di E.
Se "Sweet Smile" si propone di tradurre l'umore lieve di "Georgy Girl" dei Seekers secondo il canone degli Eels, "And You Run" va a pescare direttamente nel passato remoto del gruppo: merito di Sean Coleman, amico d'infanzia di E, che gli ha suggerito di riprendere in mano uno dei suoi primissimi
demo, spogliandolo dalla patina
anni Ottanta della registrazione originale. Ingenuità adolescenziali a parte, calza alla perfezione in un disco dedicato al tempo. Perché per vivere pienamente i giorni che ci restano dobbiamo prima di tutto fare i conti con quello che ci siamo lasciati alle spalle: "Time passes slowly and then it speeds up", canta E sul morbido intreccio di arpeggi di "Song For You Know Who", "You've gotta forgive and that is enough".
14/06/2024