C’erano una volta chillout e downtempo, generi nati al confine tra dub, elettronica e divagazioni filo-etniche, spesso bistrattati dall’ascoltatore più esigente, eppure capaci d’infilarsi nel mercato discografico grazie a una notevole versatilità d’uso e a una ricerca sonora mediamente raffinata. Se nel corso degli anni il rifrullo delle mode ha reso obsolete vecchie glorie quali Thievery Corporation e Morcheeba, la musica concepita con l’idea di relax ha trovato nuovi sbocchi, come l’ambient concettuale, la vaporwave e le stazioni lo-fi hip-hop. Ma tra questi, figura anche un certo tipo di jazz giovanile a facilissima presa, spruzzato di elettronica, soul e r&b. Esponenti principali di tale stil novo? Pensate a Tom Misch, Jordan Rakei, Taylor McFerrin e, per l’appunto, Vincent Fenton, polistrumentista franco-neozelandese il cui moniker FKJ sta proprio per French Kiwi juice.
Il suo nome non è nuovo; assieme al sassofonista e cantante-rapper Masego, infatti, qualche anno fa FKJ aveva improvvisato “Tadow”, una suggestiva jam che ha messo le gambe in Rete – solo tra Spotify e YouTube, il pezzo ha ampiamente sorpassato il mezzo miliardo di ascolti.
Prima del successo di “Tadow”, FKJ era noto anche come dj e remixer alle prese con una sorta di nuova house alla francese; qui troviamo “Let’s Live” e le lievi distorsioni al mixer di “New Life”, due momenti che non risollevano le sorti del disco ma riescono, se non altro, a movimentare l’ascolto con un filo di beat.
Ma per il resto, “V I N C E N T” si mantiene vacuo, un lavoro ruffianamente orientato verso le playlist di settore nelle quali pezzi del genere s'infilano senza alcun attrito. Sarà anche una strategia vincente, visto il bisogno imperante di riempire case e negozi con ogni piacevole sottofondo disponibile, ma trovare punti di vero interesse, qui dentro, è impresa ardua.
24/10/2022