Sono passati tre anni dall'Ep "Salt", il primo lavoro degli Institute per la Sacred Bones. Nel frattempo i nostri hanno realizzato un full-length - il buon "Catharsis". L'occasione per parlare nuovamente del gruppo texano è data dalla nuova uscita, ancora una volta pubblicata dall'etichetta newyorkese, che ripropone il giovane ensemble (post)punk in ottima forma.
Il quartetto lancia da subito il suo assalto con l'iniziale "Exhibitionism"; la produzione esalta il parossismo della chitarra ("Only Child", "All This Pride"), mentre il
frontman dà libero sfogo alla sua lucida follia. Completa la
line-up un'efficace sezione ritmica, "quadrata" e intransigente.
"Subordinate" sfoggia un'impalcatura feroce, costruita con mestiere: del resto non guasta saper suonare "bene" quando si vuole colpire duro, e nel merito gli Institute si confermano dei precoci cattivi maestri.
Nelle rasoiate di "Human Law" fa capolino l'influenza di
Rikk Agnew: un death-rock per il nuovo millennio, e il finale dà spazio anche a robuste iniezioni di
detroit-sound ("Powerstation").
Gli Institute - perdonate la frase trita e ritrita - non inventano nulla di nuovo, ma non se ne sente molto il bisogno: è l'attitudine che governa il loro rock'n'roll,
back-to-the-roots e dagli intenti marcatamente punk.
Uscito ai primi di giugno, "Subordination" è il tipico album da ascoltare ad alto volume: il "disco per l'estate" di chi è alla ricerca di un
sound oscuro, abrasivo e incazzato.
18/07/2017