Ci sono percorsi artistici il cui valore spesso trascende le regole, scelte di vita dietro le quali c'è molto di più di una serie di suoni e parole messe in fila al fine di attribuirgli un senso compiuto.
Quando Alice Coltrane dovette affrontare la morte del suo compagno, John Coltrane, il senso di vuoto e d'inconsapevolezza aveva prosciugato fisicamente e mentalmente la pianista americana e solo una profonda analisi ascetica mise la parola fine alle continue allucinazioni e alla costante perdita di peso che l'aveva trascinata verso la disperazione.
L'arpa divenne il suo nuovo strumento, l'India e il misticismo nutrirono la sua anima, la collaborazione con Pharoah Sanders e una serie di incisioni su cassetta alimentarono la sua vocazione spirituale - una scelta che la indusse a cambiare il suo nome in Turiyasangitanda.
Leader (Swami) della religione Vedica, Alice Coltrane iniziò a diffondere il suo credo attraverso una trasmissione televisiva (Eternity's Pillar) incidendo quattro nastri, fino ad oggi disponibili solo attraverso una serie di
bootleg e download illegali.
Pubblicato dalla Luaka Bop, "The Ecstatic Music Of Turiyasangitananda" offre un compendio interessante, anche se non abbastanza esaustivo, delle registrazioni effettuate a cavallo tra il 1982 e il 1995 (non c'è nessuna traccia dalla prima cassetta "Turiya Sings").
La musica jazz è quasi assente dall'estatica e bizzarra fusione di cori a più voci e synth analogici (chissà cosa ne pensa il pronipote Steven Ellison
aka Flying Lotus...), la visione cosmica dell'autrice si nutre di misticismo dando forma a un'insolita e originale fusione di gospel e musica indiana.
Quello che rende interessante "The Ecstatic Music Of Turiyasangitananda" è l'intrinseca forza delle composizioni di Alice Coltrane.
Nell'eterea e meditativa "Om Shanti" la voce e l'organo inondano di soul e gospel le poche essenziali note, trasformando il crescendo corale in una preghiera.
Ancora più intensa e spirituale la rilettura di "Journey To Satchidananda", un brano tratto dall'omonimo album del 1970 (nella versione originale con Pharoah Sanders alle percussioni) che Alice Coltrane trasformò per l'occasione ("Infinite Chants", 1995) in un potente e drammatico gospel dagli indefinibili contorni sonori, tanto da poter tranquillamente evocare alcune sperimentazioni elettroniche o addirittura anticipare il
drone doom dei
Sunn O))).
Residui jazz si possono comunque scorgere tra le simmetrie di "Rama Rama", anche se è "Er Ra" (uno stupendo duetto tra voce e arpa) l'episodio più vicino alle escursioni
cosmic jazz che hanno caratterizzato la più nota produzione discografica dell'autrice, ed è anche l'unico brano cantato in antica lingua egizia (il resto è in sanscrito vedico).
Al di là del valore culturale delle incisioni e della loro efficacia mistica e meditativa, nella musica di "The Ecstatic Music Of Turiyasangitananda" c'è molto di più che una semplice ricerca spirituale. Con queste registrazioni, finalmente ritrovate, Alice Coltrane ha dato voce all'anima e alla sua purezza, panacea naturale contro il dolore e la sofferenza della quotidianità, quella quotidianità che a soli trent'anni le portò via il compagno lasciandola con quattro figli da crescere.
Primo volume della nuova serie di documenti sonori della Luaka Bop (intitolata "World Spirituality Classics"), questa interessante antologia di Alice Coltrane è un'esperienza sonora e umana coinvolgente e autentica, una splendida testimonianza di un'artista che ci ha lasciato un'eredità musicale da riscoprire.
06/06/2017