Rutger Zuydervelt

Stay Tuned

2014 (Baskaru)
modern creative, avantgarde
6.5

Dopo i vari lavori a nome Machinefabriek (tra cui “Daas”, “Dauw” e le “Vignettes” in collaborazione con Sergio Sorrentino), Rutger Zuydervelt confeziona a nome proprio la suite minimalista di 50 minuti di “Stay Tuned”, ispirata al rombo dissonante delle accordature collettive delle orchestre che in un qualsiasi concerto si può apprezzare prima dell’attacca del direttore. L’unico accorgimento compositivo designato da Zuydervelt è di seguire un’unica tonalità, in linea con un unico drone in mezzopiano.

Lo svolgimento comprende una gran quantità di timbri che sfumano uno nell’altro senza soluzione di continuità, a cominciare proprio dai diapason, il livello zero, poi via via zither (sorta di dulcimer), archi, strumenti a fiato, vibrafoni, strumenti a corda, harmonium e accordion, pianoforti, chitarre elettriche, per chiudersi con le voci umane.
Non esistono momenti topici o avvicendamenti drammatici, ma zone più evocative di altre: la calma ovattata delle viole e quella ieratica dei violoncelli, il fremere mantrico delle percussioni - forse il momento più psichedelico con i suoi pianoforti inquieti - e soprattutto gli astratti om di chiusa.

Presentata nel 2013 come installazione interattiva al Sounds Like Audio Art di Saskatoon. Può essere letta e ascoltata come un fratello fantasma della “In C” di Terry Riley (qui ovviamente “in La”, la nota base del tuning), o del “Bolero” di Maurice Ravel, ma senza crescendo e anzi con un leggero calando finale, come un continuum di Tony Conrad particolarmente cromatico, come un esperimento sinfonico di musica stocastica, come una ricostruzione virtuale e sequenziale dell’orchestra presa per singoli spezzoni con tutta la canonica disposizione degli strumenti (sentire in cuffia per credere). Sfortunatamente anche come glaciale, asettica, anti-emozionale dimostrazione delle potenzialità digitali. Numero totale di strumentisti coinvolti: centocinquantatré.

25/07/2014

Tracklist

  1. Stay Tuned 

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