“Australia 2013 Ep”, lo scorso anno, aveva acceso per la prima volta i riflettori sui New Mendicants, collaborazione tra Norman Blake e Joe Pernice nata con la benedizione di Nick Hornby e che sarebbe ingeneroso definire semplicemente side-project. Un’agile cover di “This Time” degli Inxs in apertura e poi due pezzi ripresi dal repertorio dei musicisti: “I Don’t Want Control Of You” dal sottovalutato “Songs From Northern Britain” dei Teenage Fanclub e “Amazing Glow” dei Pernice Brothers.
A questi si aggiungevano tre composizioni originali poi confluite nel debutto sulla lunga distanza “Into The Lime”, pubblicato a gennaio da One Little Indian. Un disco che, a conti fatti, rappresenta esattamente quel che ci si sarebbe potuto attendere da un simile incontro di talenti, condensato in dieci tracce che palesano l’amore per il pop chitarristico più limpido e le fragranti armonie vocali di scuola Byrds e Big Star. Oltre, naturalmente, a una scrittura di gran pregio che riesce a non cadere mai nella maniera, nonostante dalla registrazione traspaia un clima di completa distensione.
Canzoni che non si dimenticano, a partire dalla “Sarasota” posta in apertura, sequenza d’accordi e melodia scintillante da giovane
Cat Stevens che scivola nel singolo “A Very Sorry Christmas”, elettricità lieve e malinconica che si accompagna a un testo che è puro
spleen da “
Christmas Carol”. Se il tono medio dell’opera è stabilito da ballate acustiche di abbagliante candore arricchite di volta in volta da sparsi tocchi di pianoforte e archi (“If Only You Knew Her”, “High On The Skyline”, “Out Of The Lime”), i momenti migliori arrivano con una saltellante “Cruel Annette” da
Beatles circa 1964 e un'eterea “Follow You Down”, senza dimenticare la luccicante pepita power-pop “Shouting Match”.
Discorso a parte meritano "By The Time It Gets Dark” e "Lifelike Hair", la prima una cover di
Sandy Denny, purtroppo distante dalla magica rilettura che ne diedero gli
Yo La Tengo nel lontano “Little Honda Ep”, la seconda un ossessivo e riuscitissimo
sixties psych la cui
origine dice molto dell’atmosfera complessiva dell’album: guardando una serie di spot degli
action figure G.I. Joe, il figlio di Pernice inizia a cantare il
jingle “five rugged men with lifelike hair”; Mike Belitsky (batterista e terzo membro del gruppo, già nei
Sadies) aggiunge le liriche e il pezzo è completo. “E’ forse la migliore canzone del disco e l’ha scritta un bambino di sei anni”, chiosa divertito Joe.
Gentile e soffuso, intenso ed essenziale, “Into The Lime” si fa spazio con grazia nel cuore dell’ascoltatore e mostra, in poco più di mezz’ora, il volto prezioso ed emozionante del semplice artigianato pop.
16/04/2014