Da solo, con i Soft Boys, con gli Egyptians o con questi Venus 3 il talento - no, siamo obiettivi - il genio di Robyn Hitchock ha profumato la musica degli ultimi trent’anni o giù di lì. Infatti le band delle quali Robyn si è servito per diffondere la sua musica, le sue canzoni, sono come differenti diffusori della stessa suadente essenza.
Venus 3 vede a fianco di Robyn Peter Buck degli
Rem assieme a Scott McCaughley al basso e Bill Rielfin alla batteria. Da notare un cameo del vecchio batterista dei Soft Boys e degli Egyptians, Morris Windsor, qui in veste di
vocalist, ruolo nel quale si destreggiava già ai tempi d’oro. Chi, come il sottoscritto, li ha vissuti certo ricorderà il divertente
barber shop di “Uncorrected Personality Traits”.
Come sempre psichedelia,
songwriting e country psicotico sono gli ingredienti, le spezie dominanti della cucina
hitchcockiana. Con una voce singolarmente simile a quella di
Syd Barrett (al limite dell’imbarazzo) e un talento singolarmente simile a quello di
John Lennon è difficile sbagliare o mancare un obiettivo.
La qualità del
songwriting di Hitchcock è incredibilmente alta: testi surreali, personalissimi e intelligenti, dal notevole impatto simbolico, chitarre acustiche di antica memoria che portano alla mente i più nobili figli della strega di Joe Boyd. I cori memori dei
Beatles di “Revolver” e dei
Beach Boys di “
Smile” sono incredibili, così come il suono elettrico così
sixties eppur moderno: Rickenbacker e Telecaster, da sempre un
sound identificativo.
Questo ultimo album, “Goodnight Oslo”, certo non costituisce eccezione. “Intricate Thing” è un
mantra che ricorda
George Harrison, mentre “TLC” è un cupo brano che sembra uscito dalle sessioni lunari di “
Barrett” in cui Robyn sembra Syd in modo incredibile, non però per imitazione, ma per naturale affinità elettiva, mentre nel ritornello giureresti che chi canta ora è John Lennon. “What You Is” è un rhythm’n’blues dal sapore
sixties, lento e incalzante, “Your Head Here”, della stessa specie,
swampy e trascinante, mentre in “Saturday Groovers” sembra che
Kevin Ayers suoni con i
Beach Boys. “I’m Falling”, più classicamente inserita nella tradizione elettroacustica di Robyn, riporta al grande
sound neopsichedelico di “Elements Of Light”.
La
title track “Goodnight Oslo”, infine, è un piccolo capolavoro psichedelico con il quale questo bellissimo album si chiude.
23/02/2009