Dopo il disco interamente dedicato a Jarrett (il raffinato “Notes From The Heart”), stavolta è tempo di un tributo a un altro grande del pianoforte jazz: Esbjörn Svensson.
Ulf Wakenius torna a incidere insieme agli ormai fidati Lars Danielsson (contrabbasso, violoncello e pianoforte) e Morten Lund (batteria) un lavoro nel quale fonde melodie dalle tinte puramente
fusion a un’improvvisazione con dinamiche spesso e volentieri (e volutamente, aggiungeremmo) appiattite, il tutto coadiuvato dal Radio.String.Quartet.Vienna, che potremmo ricordare per quel frizzante "Celebrating The Mahavishnu Orchestra" uscito lo scorso anno sempre su ACT.
Di nuovo, quindi, partiture per pianoforte riadattate per chitarra, in quella che sembra essere diventata l’ultima ossessione del musicista svedese.
“Seven Days Of Falling” apre solare come non mai, con la chitarra acustica di Ulf in primo piano, sorretta dai sospiri del Radio.String.Quartet.Vienna, che scandisce le ritmiche sfumando nel
drumming impastato di
groove di Lund; sul finale come a tracciare i confini, compare la tromba del primo ospite speciale: Till Brönner. Un pezzo che semplicemente delinea con precisione immensa il linguaggio di Wakenius.
La successiva “Dodge The Dodo” – da non crederci – riesce a farlo con ancor più forza emotiva. Un funk esotico pervade d’impalpabilità il suono e su uno scandirsi di due accordi estesi, la fantasia di Ulf prende il volo per non riatterrare mai più. La coda del pezzo, con lo sfogo elettrico della chitarra di Erik Wakenius, è qualcosa di estremamente gustoso.
Gli altri episodi ci riportano (purtroppo, verrebbe da dire) con i piedi per terra, ma il livello è mantenuto fortunatamente sempre alto: le aperture lucenti di pianoforte e i contrappunti velati di “Elevation Of Love”, il brillante e scherzoso funky di “Good Morning Susie Soho” (ospite il trombone di Nils Landgren) o le soffuse meccaniche di “Viaticum” (dove è presente la tromba del “nostro” Paolo Fresu) ne sono la dimostrazione.
Un grande disco ad opera di uno dei chitarristi meno conosciuti dell’attuale panorama jazz, che ci dimostra quanto la scena nord-europea continui a produrre materiale di grande interesse.
Evidentemente il freddo fortifica non solo l’anima, ma anche la mente.
14/09/2008