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The Evens

2005 (Dischord)
alt-pop

Dedicato a chi fuma una sigaretta dietro l'altra. Musica di odori, abbastanza losca da mettere timore, non abbastanza comoda da sedersi su un divano e abbracciarlo pure con le gambe. Ian MacKaye e Amy Farina denudano l'hardcore di (quasi) tutti i progetti precedenti e lo coprono con finte melodie, recitazioni da saggio delle medie ed esplosioni da mortaretti sfiatati. Senza pretese. Scorrono il minimo indispensabile, "uh uh..." che sembrano linee bianche su un'autostrada chiusa per nebbia, accordini che pare li suoni un annoiato dal sound-check, voci soffuse alle prese con duetti che sputtanano l'idea stessa del duetto.

Dopo vent'anni vissuti pericolosamente assieme ai vari Minor Threat, Embrace e Fugazi, dopo aver dato un bellissimo significato al termine indie, facendo di Washington Dc un vulcano in continua eruzione di talenti e attitudini, Ian MacKaye decide di spiazzare con un passo che non è né avanti né indietro, bensì altrove: le dorate stanze dell'indie-pop accolgono allora uno che non le ha mai frequentate più di tanto, uno che non conosce i modi gentili in musica e che ha fatto dell'urlo il suo marchio di fabbrica. Il Boss di casa Dischord, affiancato come si diceva da Amy Farina (già batteria nelle Warmers, sempre giro Dischord), piazza i dodici colpi che non ti aspetti, lasciando a casa i distorsori e le chitarre, servendosi di una sei corde baritono e di poco altro per arrangiare quello che, già da ora, si impone come uno dei dischi più importanti dell'anno.

Siamo innanzi al minimale più vicino alla semplicità che alla spocchia, come dimostra "Sara Lee", aperta da un fischio nullafacente e da tamburi in rituale, nell'attesa dell'entrata del canto grave di lui. Poi una chitarra segna una pausa infinita nel pentagramma, mentre intorno il maschio e la femmina si concedono al ritornello o a quel che lo ricorda. Infine, astratte bacchettate sul crash chiudono il conto. "Sara Lee" è l'emblema del nuovo corso, quello che attenua le durezze salvo riesumarle sotto forma di rumori per dilettanti. O quello che fa conto su partiture prossime a un esercizio domestico. Infatti, "Around The Corner" propone nel menù fisso tre bicordi bassi, simulando le fattezze di un'armonia.

Ci pensa la Farina a collegare le stasi, cantando come una Carole King in coma e componendo ritmi da pentole in ripostiglio. C'è poco da riflettere, il disco ha fascino e questo è un insolito MacKaye amatoriale, rilassato e tenero. Non mancano però momenti tipicamente fugaziani, ove i toni si inaspriscono un poco e l'impegno politico che ha sempre contraddistinto la band madre esce nuovamente allo scoperto, come "All These Governors" che comincia con un proclama che lascia poco spazio a interpretazioni ("Generally, I don't speak ill of the dead, however I might make an exeception in this case"); un riff e una batteria in levare creano la giusta attesa per il ritmo più serrato del refrain, durante il quale si spera quasi che esca fuori da qualche solco la voce acuta di Guy Picciotto a controbattere al tono possente di MacKaye. E non mancano nemmeno momenti corali come "Mt. Pleasant Isn't", un folk da piazza addobbata, con mezza testa e un occhio all'indietro, totalmente incantati di fronte alla West Coast.

Menzione speciale per "Blessed Not Lucky", antidepressivo camuffato da aspirina, melodicamente ineccepibile e prevedibile nelle linee, ma non per questo tendente al quotidiano. E' solo il pop secondo l'anti-pop, non è poco. Chiude "You Won't Feel A Thing", versione minimal-naif di "Smells Like Teen Spirit" senza il ritornello assassino, con i due che cantano complici: un botta e risposta continuo con il burbero cantante dei Fugazi ad azzardare persino una linea in falsetto.

Dovesse avere un seguito, quest'esperimento traccerebbe le staffe di una persiana a scomparsa.

Tracklist

1. Shelter Two
2. Around The Corner
3. All These Governors
4. Crude Bomb
5. Sara Lee
6. Mt. Pleasnt Isn't
7. Blessed Not Lucky
8. If It's Water
9. Until They're Clear
10. On The Face Of It
11. Minding Ones Business
12. You Won't Feel A Thing

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