La sibilla psichedelica Azalia Snail, pur rimanendo fedele al suo spirito do-it-yourself, muta finalmente e in tutto e per tutto in intrattenitrice di motivetti con “Neon Resistance”, ennesimo esempio della sua capacità di ottenere molto dal poco (tastiera economica e Pc), del suo passatismo non corrivo, della sua scrittura creativa e delle sue orchestrazioni ancora una volta bislacche (tutto il suo classico ripieno di echi, riverberi ed effetti).
L’anthem d’apertura “Celeste” (un piccolo tributo al West coast sound: organetto e schitarrate spavalde alla Hendrix) e poi “Weekend Back” (ritmo ribattuto, trombette squittenti e squinternate) espongono virtù e vizi della sua estetica. Lo shuffle elettronico “Field Rep”, degno dei Saint Etienne, una “Made Out Of Honey” che rimembra anche i Fiery Furnaces più melodici, le semplici ma fatate filastrocche di “Every Day Is Your Day” e “Save This Place” e, culmine, la cantata altissima “Ode To Vega” su vocalizzi, sospiri e ritmo rimbalzante, formano il cuore dell’opera, un cuore di tempi ballabili, sudamericani a tratti (miglior esempio è “Cherry Blossom”) e melodie felici, pur basate su tiritere che mostrano inevitabili segni di senilità.
Defenestrata l’ispirazione cosmica, l’artista del Maryland corregge con classica trasparenza e serena sincerità le febbri di transizione dei predecessori “Avec Amour” (2006) e “Celestial Respect” (2011). Modi e forme suoi tipici sono espressi al livello del pop - spesso davvero basico - ma con scatto e gran propulsione, fino a renderlo il disco meglio disegnato e più consumabile del tardo periodo. C’è di mezzo la decennale competenza di visionaria, non ultima l’esperienza col marito Dan West (presente anche qui) a nome LoveyDove. Quasi ogni pezzo potrebbe divenire una hit futura del lo-fi, eppure solo due sono i momenti davvero toccanti: l’inno Diana Ross-iano “I Am The Night Sky”, per droni d’elettronica a basso costo e poco altro, e “The Wild One Forever”, il suo requiem per Tom Petty.
Anche in cassetta su Thokei Tapes.
24/04/2018