Bresciani, nati sull’onda di un innato entusiasmo, ATA registrano a velocità record le prime quattro perle dell’Ep di debutto omonimo.
L’arrangiamento creativo della canzone-jam “85” incorpora una sottile atonalità free-jazzistica, oltre a una dinamica elegantissima, per quanto eccentrica. La stessa dinamica, in “A New Beginning”, si dota di un onirismo costruito con spontaneità e nonchalance, una tromba con eco alla Davis dell’ospite Giovanni Falzone a duettare con una sirena metafisica.
Il soul femminile di “Sycamore Age” diventa velenosa nevrastenia, in robusti cambi di tempo sincopato e svarioni d’atmosfera elettronica. Lo sfacelo sonico cui giunge “Prima”, il pezzo forte, è persino ottenuto con superbe imitazioni dell’avanguardia storica, il piano preparato di John Cage e i droni vocali di Joan La Barbara.
In toni leggeri e apparentemente disimpegnati, è stravaganza ricca di spunti jazz, citazioni cameristiche, armonie (e disarmonie) disegnate a punta secca da un’ottima compagnia di musicisti. Un raro caso di caparbietà tecniche che si traducono in altrettanti carismi: gli acuti quasi dodecafonici di Silvia, il piano elettrico ticchettante e mutante di Andrea, il sontuoso contrappunto di contrabbasso di Gabriele, la batteria insieme chirurgica e spettacolosa di Michele. Buona produzione tridimensionale, ariosa. Solo in digitale.
18/02/2018