Architeuthis Rex

Stilbon Is Dead

2016 (Midira Records)
dark-psych, sci-fi, doom metal

In Grecia, i Savage Republic hanno "importato" da Los Angeles la rabbia incendiaria del loro post-punk intriso di invettiva politica e tribalismo industriale con "Customs" (1989), "Varvakios" (2012) e "Aegean" (2014), tre album saldamente ancorati alla contemporaneità.
Diversamente, Mai Mai Mai - che l'Ellade ce l'ha nel sangue - naviga in un Egeo burrascoso e sprigiona nel vento del post-capitalismo gli effluvi nocivi di Sheffield e Bristol, dando vita a un robotico Cerbero (la sua trilogia, in fase di completamento) che presidierà gli Inferi del ventunesimo secolo.
Al di là delle colonne del tempo si piazzano, invece, gli Architeuthis Rex, sospesi tra mitologia e nichilismo, tra imponenza e tenebre. La loro psichedelia, metallica e granitica, reinventa l'antichità e la imbratta di fantascienza, suscitando un deliquio che confonde e, insieme, esalta.

A ispirare "Stilbon Is Dead" - che arriva a cinque anni da "Urania" e a tre da "Eleusis" - è il pianeta Mercurio, in una delle due denominazioni che i greci tra l'800 e il 700 a.C. gli attribuirono: "Stilbon", appunto. Ossia "splendente", in quanto stella del mattino. Convinti poi di osservare un astro diverso durante la notte, gli ellenici battezzarono la stella della sera "Hermaon". Molto probabilmente fu Pitagora, vissuto circa duecento anni dopo, a capire che nell'arco dell'intera giornata i suoi avi ammiravano in realtà lo stesso corpo celeste.
L'idea della "morte dello splendore" ha preso per mano Antonio Gallucci e Francesca Marongiu (la cui stella del mattino si chiama "Crisne") e li ha trascinati in una dimensione parallela dove l'alchimia occidentale "si connette con James Ballard", per dirla con le parole dei due.

Derive space e kraut-rock inquinano la naturale vocazione al doom metal di "Copper Light", delineata dalle oscure tonalità vocali di Marongiu e rinvigorita in "Oikoumene" dalla spettrale batteria di Francesco Gregoretti, oltre che dai flussi elettrici della chitarra di Gallucci. Per il "cantato" di "Almagest", gli Architeuthis Rex attingono alla voce di uno dei loro padri spirituali, Terence Hannum (pilastro dei Locrian), che inonda con vocalizzi funerei le potenti tessiture à-la Swans.
A inaugurare in odor di western-metafisico il lato B dell'album, con sentori dei più recenti Natural Snow Buildings, è la cupa ballata "Fallen", mentre "Atol" scatena un baccanale di pelli, corde e synth che raggiunge l'orgasmo nei lugubri gemiti di Francesca e nei deliri dronici della title-track.
Il calamaro gigante continua dunque a perturbare la quiete dei fondali mediterranei.

"Stilbon Is Dead" è pubblicato dalla tedesca Midira Records (che in catalogo annovera produzioni di Aidan Baker, Fabio Orsi e Thisquietarmy) in un'edizione limitata di trecento copie in vinile verde, impreziosita dall'arte di Christopher Colville, famoso per la serie di opere "Works of Fire".

30/05/2016

Tracklist

  1. Copper Light
  2. Oikoumene
  3. Almagest
  4. Fallen
  5. Atol
  6. Stilbon

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