Aluk Todolo

VOIX

2016 (The Ajna Offensive)
black-krautrock

Gli Aluk Todolo appartengono a quella schiera di band che non amano starsene con le mani in mano, anzi preferendo cambiare continuamente direzione, per non scadere nella noia della ripetizione. Così, dopo i dispacci religious-psychedelic-trance degli esordi e l’occult-rock dell’ultimo lavoro, con “VOIX” il terzetto francese mette in scena una lunga suite, divisa in sei parti, per cui è sembrato logico parlare di “black kraut-rock”, insomma un mix tra il metallo “nero” di matrice scandinava e le lisergiche escursioni di tante formazioni tedesche degli anni Settanta. Non manca, tuttavia, una buona dose di space-rock, a rinsaldare legami, comunque già sotterranei, con gli Hawkwind e con le escursioni sci-fi dei Chrome.

La jam prende corpo con una stentorea esplosione, poi gli strumenti partono a razzo in sella a un pow-wow elastico. La parte del leone la fa Shantidas Riedacker con la sua chitarra, qui piegata in dilatazioni spiraleggianti. In “7:54”, il groove diventa ancora più travolgente, mentre tra sprazzi melodici, cambi di rotta impercettibili e sfasature freakedeliche il suono sembra a tratti disperdersi tra le penombre dello spazio infinito, quasi riverberato da una colonna di specchi colossali (nelle intenzioni della band c'era, non a caso, la volontà di creare un vero e proprio labirinto multi-dimensionale…), mentre l’ascolto si trasforma, secondo dopo secondo, in un’esperienza ipnotica.

Se “5:01” alza il tasso di rumore percepito, trasformando il feedback in un gesto espressionista e tirando in ballo anche il funk, “7:01” si adagia in un andamento sparso e sornione, tra sprazzi brucianti, inabissamenti sinistri e vaghezze cinematiche. L’accelerazione della coda viene, dunque, sviluppata in “5:34”, che trasforma il tremolo del black-metal in una progressione minimalista, divampando, quindi, in un sabba pulsante che fa molto Amon Düül II altezza “Phallus Dei”. Un sabba che prosegue lungo tutto l’ultimo movimento, attraverso un florilegio di radiazioni ultraviolette che aumentano fino a teletrasportarci nel bel mezzo di una guerra tra asteroidi, prima di spegnersi lentamente.

Anche se in più di un passaggio il disco mostra una certa mancanza di coraggio, risultando un po’ troppo appiattito su soluzioni scontate, “Voix” è comunque un bel trip sonoro, da gustare da cima a fondo, ovviamente senza pause.

23/02/2016

Tracklist

  1. 8:18
  2. 7:54
  3. 5:01
  4. 7:01
  5. 5:34
  6. 9:29

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