Lady Lamb The Beekeeper

After

2015 (Mom + Pop)
songwriter, folk-rock
6.5

Il misconosciuto “Ripely Pine” (2013) di Aly Spaltro, cantautrice del Maine alias Lady Lamb The Beekeeper, è un debutto che annoverava almeno una lunga, convoluta e irrazionale “Bird Balloons”, e una “Rooftop”, con un’inquietudine generata da glissandi petulanti, tempo sincopato, e voci a cappella. Più in generale, l’album è una piccola forza della natura nel mischiare questi ingredienti in più stili e sotto-stili.

Nel seguito, “After”, i suoi vaudeville folk-pop imprevedibili assimilano una spinta boogie e una carica persino grunge. E’ il caso di “Vena Cava” e “Billions Of Eyes”, forse la sua hit più pop (a suon di gridolini e batteria marciante), ma comunque trasformata in un flusso di coscienza serpentino.
Lo stomp per banjo dall’inquieta filastrocca di “Violet Clementine” si riallaccia al debutto solo inizialmente, perché poi imbastisce un teatrino a più voci in un tempo quasi progressivo. Sia cantilenante (dall’uso cromatico del riff) che spumeggiante (un ritornello soft irrobustito dalla sezione ritmica) è poi “Heretic”.

Da qui in poi sorge qualche problema. Anzitutto la cantautrice spreca tempo in un paio di lunghe canzoni acustiche verbosamente esistenziali. Poi l’umore diventa più sornione e imitativo nel cercare di entrare nella gamma avant-pop dei Fiery Furnaces (“Penny Licks”), nel fare il verso alla “Bitch” di Meredith Brooks (“Spat Out Pit”, ma con impeccabili fanfare solenni), in dichiarazioni risolute dalle pose quasi Sinead O’Connor (la lunga “Dear Arkansas Daughter” che però s’infiacchisce in una ballatina folk-rock, e “Batter”). Comunque, “Milk Duds” è un nuovo gioiellino melodico scodellato da una trottola chitarristica alla U2, e “Atlas”, altra geometria-canzone che ha del geniale, fa convivere Neko Case e Van Morrison, alternandoli con un forte concertino di distorsione e fiati.

Il canzoniere di Spaltro non è esattamente sincronizzato col presente, è un sontuoso revival che riassume i decenni passati e li filtra col neo-folk dei tardi 2000. Suona spesso come un treno sfasato rispetto alla tabella di marcia, però viaggia a bomba, con una qualità, di suono e di brani articolati, deliziosamente allettante. Oltre agli affiatati comprimari, tutti amici di vecchia data, la sua voce è una nuova reginetta di melodie innate e rurali, come amene piantine spontanee. Alla produzione ancora Nadim Issa, una garanzia.

05/03/2015

Tracklist

  1. Vena Cava
  2. Billions Of Eyes
  3. Violet Clementine
  4. Heretic
  5. Sunday Shoes
  6. Spat Out Pit
  7. Penny Licks
  8. Dear Arkansas Daughter
  9. Milk Duds
  10. Ten
  11. Batter
  12. Atlas

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