Divertente e scanzonato, ecco il terzo lavoro in studio dei Giuda, fra i protagonisti assoluti della resurrezione del glam-rock, non soltanto entro i nostri confini nazionali.
Gli ingredienti sono i medesimi dei due precedenti capitoli, l’esordio “Racey Roller” (2011) e il bis di due anni fa “Let’s Do It Again”.
Riffoni hard-rock in odore di Ac/Dc (il singolo “Roll The Balls”), qualche spruzzatina power pop (“It Ain’t Easy”), lustrini glam un po’ ovunque, a metà strada fra gli anni 70 dei T. Rex e i 90 di Lenny Kravitz (“Bad Days Are Back”): questi i principali riferimenti musicali.
Il problema è che, giunti al terzo lavoro, sarebbe lecito attendersi qualche spunto un tantino più personale, in dieci tracce nelle quali i Giuda sembrano sempre essere qualcun altro, senza mai riuscire a raggiungere il livello degli artisti ai quali si ispirano.
Un piccolo cambio di passo giunge con l’ultimo pezzo in scaletta, “Bonehead Waltz”, e qui potremmo essere dalle parti di Alice Cooper, ma ormai si è fatto tardi, e la sensazione di trovarsi con in mano un bicchiere mezzo vuoto è forte.
Ovvio che sulla gradevolezza della proposta non ci sia nulla da eccepire, la band romana piace più o meno a tutti, ma al prossimo disco sarà lecito attendersi un allargamento degli orizzonti stilistici, per evitare di girare all’infinito intorno alle solite quattro idee, e non sentirsi soltanto (e per sempre) calligrafici nipotini di Marc Bolan.
30/11/2015