Lazuli

Tant Que L'Herbe Est Grasse

2014 (L'abeille rôde)
prog-rock, world-music
6.5

Tornano i Lazuli, l’interessante band progressive francese attiva dal 1998 ma che solo negli ultimi anni ha ottenuto visibilità nel nostro paese. Reduci da “(4603 Battements)”, brillante lavoro a cavallo tra prog-rock e world-music che li ha consacrati tra le realtà più promettenti nell’odierno mondo progressive, si ripropongono quest’anno con “Tante Que L’Herbe Est Grasse”.

Stavolta la vena etnica, seppur presente, si attenua: le percussioni e orchestrazioni del passato lasciano il posto a costruzioni melodiche addomesticate, seppur sempre colorate da ponderati interventi di vibrafono, corno francese e tastiere, in direzione di una sorta di neo-progressive malinconico spezzato da sfoghi folk-rock.
Mentre quando il suono si indurisce talvolta il lavoro sembra perdere in naturalezza, il meglio viene dato nei momenti più rarefatti. E’ qui che la léode di Claude Leonetti (uno strumento unico, una sorta di incrocio tra una slide guitar e una tastiera, realizzato a supporto del braccio disabile del chitarrista) fa da padrona stratificando con il suo suadente sibilo le atmosfere ariose di “Prisonnière D’Une Cellule Mâle”, brano che incarna egregiamente lo stile elegante dei Lazuli, drammatico ma mai patetico.

Gli intrecci tra chitarre acustiche sorreggono l'ottimo cantato madrelingua di un Dominique, fratello di Claude, in smagliante forma. E’ oggi probabilmente al suo picco tecnico ed espressivo, sia quando cavalca le folate rock dell’opener “Dèraille” che in occasione di uno degli highlight del disco: la struggente ballata “Tristes Moitiés”, sospesa tra gocce di pianoforte e orchestrazioni mai invadenti.
L’impressione è che i Lazuli tornino con un progetto più disciplinato, per certi versi maturo nella sua coerenza stilistica, seppur privo di quell'affascinante imprevedibilità che caratterizzava il pregevole album precedente. Qualche episodio evitabile infatti non manca: “L'Essence Des Odyssées” perde bruscamente il filo, interrompendo la buona fluidità dell’album mentre si avviluppa intorno a bridge e chorus inconcludenti, così come “Multicolère” cerca di fare da manifesto di una collera anti-razzista che purtroppo ha le unghie spuntate.

Molteplici, ma mai fuori luogo, sono i rimandi al neo-progressive delle passate decadi: se i riverberi di “Une Pente Qu'On Dévale” richiamano certi lavori dei Porcupine Tree pre-svolta metal, “J'ai Trouvé ta Faille” non può non far pensare al neo-prog ottantiano. Non è un caso, quindi, che proprio in quest’ultimo episodio irrompa a sorpresa, e con notevole impatto, un ospite d’eccezione: Fish, storica ex-voce dei Marillion della prima epoca filo-genesisiana.
Il meglio arriva alla fine, con la magnificente composizione progressive “Les Courants Ascendants”, compiaciuta e maestosa nei suoi cliché ma intrisa di tutta la personalità dei "galletti".

Concludendo, i cinque transalpini (con evidenti parentele italiane) sembrano cercare una nuova dimensione con un disco che dà l’impressione di non aver compiuto del tutto la trasformazione. Staremo a vedere se ci saranno piacevoli sorprese dietro l’angolo.

28/10/2014

Tracklist

  1. Déraille
  2. Une Pente Qu'On Dévale
  3. Homo Sapiens
  4. Prisonnière D'Une Cellule Mâle
  5. Tristes Moitiés
  6. L'essence Des Odyssées
  7. Multicolère
  8. J'ai Trouvé Ta Faille
  9. Les Courants Ascendants

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