Exit Verse

Exit Verse

2014 (Damnably)
rock

Se si dovesse indicare il cantante con più progetti avviati durante la propria carriera, probabilmente per fama si penserebbe a Damon Albarn che con due band, cinque side-project, quattro soundtrack (due film, un'opera teatrale e un musical), più di 20 dischi pubblicati e chissà quante collaborazioni, è sicuramente uno dei musicisti più proficui e vari dell’epoca moderna. Però, se si gettasse lo sguardo dall’altro lato dell’Atlantico, spunterebbe una figura meno famosa ma sicuramente non meno importante e interessante nell'odierno panorama musicale.

Geoff Farina è uno di quei soldati della musica che, per amore di quest’ultima, ha dato più di quanto gli sia stato riconosciuto. Nell’ultimo ventennio ha portato avanti tre band, una carriera solista e innumerevoli collaborazioni – di cui diverse anche su suolo italico insieme agli Zu, sia con i membri separati che con la band al completo all’interno del supergruppo romano Ardecore. E innumerevoli sono anche i generi da lui sfiorati: il funky e il post-rock con i Karate, il dream-pop con i Secret Stars, il country-folk e la bossa nova nei lavori solisti, il folk-blues con i Glorytellers, il free-jazz negli album collaborativi col batterista Luther Gray III, l’avanguardia noise in quelli con il bassista degli Zu. Una carriera, insomma, tanto satura quanto variegata.
Il chitarrista di Chicago, però, è uno che non si ferma, così all’inizio del 2013 si incontra col batterista John Dugan (Chisel, Edsel) e col bassista Pete Croke (Brokeback, Tight Phantoms) dando vita agli Exit Verse, che con questa pubblicazione trovano il loro debutto.

Nel percorso discografico intrapreso da Farina, quest’ultima fatica si posiziona più sul filone tradizionale tipico dei Glorytellers che su quello sperimentale dei Karate. Infatti, le nove canzoni traggono la loro essenza principalmente dal rock and roll (il quale trova la sua massima espressione in “Perfect Hair”, un brano che ricorda i primi Who), suonato in una visione trasversale che attraversa spazi appartenenti ora all’hard rock, come in “Silver Stars” e “Sparrows”, ora alle influenze blues di “Seeds”. Le contaminazioni però sono marginali, relegate a brevi fughe che fungono più da contorno che da pilastro portante. Il suono è molto diretto, si percepisce quasi un’attitudine power-pop, per esempio in “Fiddle & Flame”, il cui intro di batteria è molto simile a quello di “My Sharona” dei Knack.
L’intero disco si regge principalmente sulla forte linea di basso di Croke, che svolge il suo compito in maniera eccelsa, creando un sostegno pulito su cui costruire l’intera armonia. Al contrario la chitarra di Farina si limita perlopiù all’esecuzione di riff ritmici, sfuggendo di tanto in tanto alla forma-canzone con degli eleganti assoli posizionati sopra una ritmica statica, come nel finale di “Chrome”, il quale probabilmente è il pezzo più riuscito. I suddetti riff, però, sono bene o male tutti simili, così come lo è anche la parte di batteria che lungo l’album non brilla di fantasia.

Sicuramente “Exit Verse” fa della classicità la sua forza e cerca di rimanere legato a quei canoni il più possibile, sfuggendo solo raramente a tale forma. È un disco divertente, ma allo stesso tempo monotono, che potrebbe stancare presto l’ascoltatore. Magari risulta più adatto a un viaggio in auto, o in sottofondo mentre si fa qualcos’altro, piuttosto che a un ascolto attento e concentrato. Rimane un gruppo creato da musicisti straordinari, ma da cui, anche e soprattutto per questo, ci si poteva aspettare qualcosina in più.

28/11/2014

Tracklist

  1. Under The Satellite
  2. Chrome
  3. Seeds
  4. Perfect Hair
  5. Pull Out The Nails
  6. The Bond
  7. Fiddle & Flame
  8. Silver Stars
  9. Sparrows

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