Stoop

Somewhere

2012 (Youthless)
alt-rock
6.5

Gli emiliani Stoop riprendono le fila del proprio discorso artistico con “Somewhere”, successore di “Stoopid Monkeys in the House” e “Freeze Frames”, con cui oltretutto potenziano la loro proposta rendendola epitaffio silente e dolente.

Il loro corredo di soundscape agrodolci segna un taglio netto col passato. L’inciso di bip elettroacustici e la progressione post-rock di “Green Dot”, e il matrimonio tra gli stilemi dei “robots” dei Kraftwerk e la folktronica dei Books, risolto in una cantata crepuscolare d’armonie vocali, sono i segni più evidenti del loro futurismo.
Ma suonano impeccabili anche quando intonano un’aria depressa alla Black Heart Procession come “Iceberg”, e ancor meglio nel recitativo elettronico di “Somewhere”, in cui la voce si sperde nel nulla, sostituita da un numero di southern-rock cosmico.

Anche sotto il profilo della composizione la band ha compiuto balzi in avanti, con una “Poison Like” che irretisce di quel tanto l’atmosfera, e pure la rende inquietante con voci atonali distorte in sottofondo, con una seconda parte ambientale senza voci. Tromba (“Antwerp”) e organo gospel (“The Seed”) aumentano cordoglio e commozione mentre incorniciano la jam in crescendo di “The Seeder”, d’un funk-rock puntinistico che non fa nulla per alleggerisce il clima.
“Shake and Disaster” è una visione trascendentale per acustica, sitar, dobro ed elettronica vaporosa, con coro tribale di chiusa, mentre il meccanismo di rilascio e tensione di nu-metal e drone-metal che sottende a “Golden Box” si basa su di un glaciale carillon Sigur Ros-iano.

E’ l’opera più sublime della band di Diego Bertani, con canzoni attaccate l’una all’altra in stile seconda facciata di “Dirty Mind” di Prince e fattezze d’opera rock, quasi un “Tommy” rinsecchito. Prodotto da Carloenrico Pinna, non vale per le singole canzoni, che non hanno particolari picchi, ma per il paesaggio sonoro degradato, puntinista, in cui questi recitativi sono stati impiantati, per i segni irrazionali che lo percorrono. Consiglio della band: da ascoltarsi d’un fiato dall’inizio alla fine.

06/02/2013

Tracklist

  1. Green Dot
  2. Poison Like
  3. I’ve Got Time
  4. Antwerp
  5. The Seeder
  6. The Seed
  7. Hang in There
  8. Iceberg
  9. Somewhere
  10. Golden Box
  11. Shake and Disaster

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