Netherworld

Alchemy Of Ice

2013 (Glacial Movements)
ambient-drone

Se c'è una particolarità che ha sempre contraddistinto la seminale opera di Alessandro Tedeschi è quella di aver portato avanti il proprio discorso centrale – legato indissolubilmente all'estetica sonoro-visiva del glaciale – sia musicalmente in prima persona che per tramite delle uscite della sua Glacial Movements.
Un caso più unico che raro in Italia quello della label romana, forse la maggiore (anche se non unica) portabandiera del macrocosmo ambient nel Bel Paese, che è riuscita nella complessa impresa di curare così a fondo i dettagli delle proprie uscite da ottenere un catalogo che sfiora da vicino la perfezione.

Quando Tedeschi abbandona temporaneamente la cabina di regia della sua macchina, ecco rispuntare fuori Netherworld, ovvero la sua incarnazione come musicista. Non capitava da due anni, da quel 2011 che aveva segnato l'approdo della Glacial Movements fra le big a livello internazionale in campo ambient e nel quale il musicista romano aveva pubblicato l'ottimo “Over The Summit”.
A fargli da successore oggi è “Alchemy Of Ice”, già dal titolo un viaggio soffuso nelle profondità dei ghiacci. Quel che Netherworld tenta con successo di fare è dunque – come anche suggerito dalla (ormai usuale) splendida immagine di copertina – inabissarsi in una sorta di fessura tra lastre gelide, munito di una macchina fotografia dalla capacità espressiva formidabile: la sua musica.

Le coordinate massime raggiunte durante l'immersione sono date dal titolo e dallo spirare gelido e oscuro di “85°50'S 65°47'E”, che nella sua seconda parte comincia una risalita verso terre più umane in un crescendo sensazionale. L'ambient-drone di Netherworld pare qui rifarsi più che mai ai nomi storici californiani (Steve Roach in primis), così come allo scorrere limpido degli Stars Of The Lid e alle architetture emotive di Celer.
Mai la sua visione del glaciale era stata tanto “umana”, tanto descrittiva dal punto di vista emozionale: in tal senso, la vetta mai raggiunta può essere individuata nei sette minuti di “Icepulse”, sorta di culla melodica racchiusa in un igloo, e nell'ouverture di “Alchemy Of Snow”, dove arriva a far capolino pure il pianoforte. La più breve “White Silence” spezza il flusso cercando e trovando l'effetto-soundtrack, prima che il finale di “Hymns To A Melancholic Sunset” torni a solcare le atmosfere intangibili tipiche del marchio Netherworld, senza disdegnare uno sguardo ai saliscendi placidi di Helios.

“Alchemy Of Ice” evolve le polaroid dal Nord di Tedeschi verso il mondo dei suoni organici, in un contatto spesso sfiorato ma mai avvenuto con tanta naturalezza nei suoi lavori precedenti. Una delle migliori uscite ambientali dell'anno in corso e l'ennesimo colpo in canna del catalogo Glacial Movements.
Un'evoluzione per certi versi inattesa anche se talmente sfumata da non risultare poi così sorprendente, che riesce però a colpire ancora più in profondità. Ciò che emerge dall'alchimia del ghiaccio è dunque che anch'esso ha un cuore pulsante. E qui sta forse la vera, grande sorpresa.

04/07/2013

Tracklist

  1. Alchemy Of Snow
  2. Polo Nord dell'inaccessibilità
  3. Icepulse
  4. White Silence
  5. 85°50'S 65°47'E
  6. Hymns To A Melancholic Sunset

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