Elton John

The Diving Board

2013 (Mercury Records)
rock, pop, country, blues

La prima tentazione che mi assale ogni volta che metto il nuovo album di Elton John nel lettore cd è quella di riascoltare “The Union”, lo splendido album con Leon Russell del 2010 , non perché “The Diving Board” sia un brutto disco o una delusione, ma solo per comprendere i toni entusiastici che lo hanno accompagnato e per gli omaggi critici tanto rispettosi e intimiditi che non si sollevarono invece tre anni fa.
Vero camaleonte dello show business e dell’arte del songwriting, Elton John è il vero contraltare storico dei Beatles, l’unico autore capace di mettere in piedi canzoni tanto accattivanti quanto creative e non banali, una peculiarità che arride a pochi autori del pop-rock.

Gli esordi intrisi di country e blues che hanno incantato generazioni di rocker (bellissima e significativa la scena del film “Almost Famous” dove la band hard-rock durante il viaggio intona “Tiny Dancer”) e le successive incursioni nel mainstream di Mtv sono solo alcuni dei momenti salienti della sua complessa carriera artistica.
Elton è il signore delle esibizioni live più teatrali e magniloquenti, ma anche il maestro del concerto per piano e voce del post-Diana Spencer.
Le scelte artistiche sembrano spesso legate alla scelta del produttore giusto, se Paul Buckmaster esaltò il pathos lirico dei primi album, Gus Dudgeon e Chris Thomas furono artefici dell’equilibrio pop dei tardi 80 e primi 90, e senza dubbio T-Bone Burnett è l’uomo giusto per sottolineare la sua rinascita artistica.
In verità è con “Songs From the West Coast” che Elton John riprende in mano la sua carriera discografica, portandola fuori dall’ovvietà di molta sua produzione one-hit-wonder, ma innegabilmente “The Union” è il nadir di una nuova ricerca sonora che sembra aver impostato i cliché del suo futuro discografico.

Il punto debole di “The Diving Board” è che tutto è amabile e liricamente lodevole, ma un'eccessiva enfasi della produzione verso un adult-pop malinconico e rassicurante trattiene fuori quei colpi di genio che in “The Union” erano in eccesso.
E’ alquanto significativo che il singolo “Home Again” suoni trascinante e ricco di quella emotività che altrove resta sommersa da un eccessivo mestiere, quasi come se Elton si lasciasse andare, ben consapevole che al prevedibile hit-single del progetto sia concessa quella licenziosità emotiva che altrove viene tenuta a freno.

Dopo più di sei anni dall’ultimo progetto solista, il re del pop-rock sembra fiero dell’equilibrio raggiunto, la struttura sonora sorride all’america del blues e del gospel (“Take This Dirty Water”) al vecchio west che animò le pagine migliori del suo passato (“A Town Called Jubilee”) o al sempre delizioso rock’n’boogie tipico dell’artista (“Mexican Vacation”).
“The Diving Board” è comunque un album ricco di nobili intuizioni, brani come “Can’t Stay Alone Tonight” (un delizioso up-tempo country-blues) e “My Quicksand” (una lussuriosa ballata pianistica) fanno impallidire qualsiasi autore pop-rock contemporaneo e la title track scivola verso quella leggerezza spesso attesa.

Il fascino del nuovo corso di Elton John è legato indiscutibilmente all’iniezione di entusiasmo della sua collaborazione con Leon Russell, la straordinaria “The Ballad Of Blind Tom” è il miglior frutto raccolto da quella semina, ma tutto l’album è graziato dalla maestria dell'indiscusso re dell'honky-tonk blues.
Il musicista inglese ha raggiunto una nuova identità sonora, resta solo da sperare che qualche guizzo di estrosità possa turbare la futura produzione, iniettando quella passionalità necessaria per non far scivolare il tutto verso il puro esercizio di mestiere.

21/12/2013

Tracklist

  1. Oceans Away
  2. Oscar Wilde Gets Out
  3. A Town Called Jubilee
  4. The Ballad of Blind Tom
  5. Dream #1 (Instrumental interlude)
  6. My Quicksand
  7. Can't Stay Alone Tonight
  8. Voyeur
  9. Home Again
  10. Take This Dirty Water
  11. Dream #2 (Instrumental interlude)
  12. The New Fever Waltz
  13. Mexican Vacation (Kids in the Candlelight)
  14. Dream #3 (Instrumental interlude)
  15. The Diving Board



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