Il classico digipack cartonato Tympanik è il cofanetto in cui è contenuto "Scintilla", attesissimo album di Alessandro Zampieri (Stendeck) dopo la notorietà conquistata sul campo con l'ottimo "Sonnambula" datato 2009.
Due anni trascorsi e un filo che lega i due full-length: ci fa piacere credere che "Sonnambula"abbia omaggiato l'eroina "belliniana" Amina e le sue vicissitudini tra le vette della Svizzera, dov'è nato anche Stendeck.
Ci illudiamo che sia davvero un omaggio, perché l'Idm di Stendeck non è limitata a voli pindarici di synth, glitch e arredi sonori tipici del genere: anche nelle diciassette tracce di "Scintilla" vince il gusto e la classe di chi compone materialmente il suono, "vede" la nota, perché ha nelle dita il gusto per la partitura.
Pensare a un ponte tra Vincenzo Bellini e Zampieri è pura follia, ma sarebbe davvero triste se uno non fosse la conseguenza (moderna e futuribile) dell'altro; in ogni caso, una forte componente romantica si perde tra le righe geometriche dell'Intelligence Ambient di "Scintilla", ma è viva: bastano poche note al pianoforte per mantenere aperto un link con un passato importante, una matrice fondamentale.
La differenza tra "Sonnambula" e "Scintilla" è captabile in una maggiore ricchezza e varietà del suono, che sa essere pirotecnico, come in "Catch The Midnight Girl", ma anche crepuscolare e dotato di un innaturale tepore lontano da strutture algide tipiche dell'Idm. In questo Stendeck è affine a Displacer, rimanendo in ambiti Tympanik, perché anche quando eccede nell'uso del glitch per contorcere all'inverosimile la musica ("Hold My Hand High In The Sky Ready For The Deep Dive" è emblematica in tal senso), non perde mai l'obbligo, forse autoimposto, di mantenere le linee cupe giocando sul filo del chill-out in una sorta di fusion sonora tra Intelligence e altre forme di materia elettronica. Come in "Feel The Flames Burning Inside Me", sospesa tra lounge e raffinato noise.
Questa è la grande differenza tra il "laptoppers" che s'inventa dietro un software e un compositore originale, e nell'ascoltare "Like Snowflakes On My Fingers" e il suo minimale trasporto candido (una sorta di interludio nel cuore dell'album), è facile rimanere incantati dal suono di un artista di livello superiore.
Ottimo anche nella tipicità Idm di maniera: con le sue geometrie perfette costruite su mid-tempo equilibrati, "Voiceless Wishes Flicker In The Shattered Mist" racchiude in sé ogni piccola variabile, tra sample, glitch e costruzioni "architettoniche" dei synth, svelando Stendeck come un designer del suono ancor prima che manipolatore di beat.
Immaginate allora migliaia, decine di migliaia di beat in sequenza, in un vorticoso crescendo potente ed energetico, e avrete l'ennesimo momento di "Scintilla" per cui perdersi nel loop del riascolto: "Why Did We Get So Far?" è l'ennesima conferma della classe di Stendeck nel saper mantenere alto il pathos per un intero album. "Scintilla" è la parte più nobile dell'Intelligence Dance Music.
11/06/2011