Lucy

Wordplay For Working Bees

2011 (Stroboscopic Artefacts)
techno, dubstep

È indubbio che l'esplosione del dubstep abbia infuso linfa vitale nei linguaggi dell'elettronica e soprattutto della techno, generando come conseguenza delle zone grigie nelle quali gli stili si sovrappongono o sfumano gli uni negli altri. Questo meticciato sonoro eccitante e precario ha trovato in personaggi come Shed o Shackleton gli interpreti più intelligenti.

Nella medesima oscura fenditura va a posizionarsi Lucy, al secolo Luca Mortellaro, artista italiano attualmente di stanza a Berlino, titolare tra l'altro dell'etichetta Stroboscopic Artefacts, sulla quale esce appunto "Wordplay For Working Bees", il suo esordio sulla lunga distanza: un concentrato di materia melmosa come la pece e alienante come un "Eraserhead" concepito nell'era del web. Più che sulla battuta da dancefloor, che pure è presente ("Bein", "Eon"),  l'album è fondato su una vena sperimentale responsabile di un suono vitale e multisfacettato. In quel territorio di mezzo tra dub e techno, Mortellaro riesce infatti ad attuare un morphing continuo sui timbri e sulle atmosfere. Ne scaturiscono pezzi altamente deviati, contraddistinti da un minimalismo straniante, ma che tuttavia contemplano cupe aperture ambientali e ipotesi di sguardi panottici alla Burial ("Tof", "Es").
 
Elemento caratterizzante dell'incesto tra dub e techno nell'interpretazione di Lucy sono le cadenze irregolari e fratturate. Fatta eccezione per gli episodi più smaccatamente techno, i ritmi incespicano di continuo ("Thear", "Torul"), restituendo la sensazione di un'instabilità meccanica, di un'umanità definitivamente soverchiata dalla tracotante pervasività della tecnologia. I nove minuti di battito cardiaco della commovente "Mas" sono l'ultimo grido d'aiuto di una natura deturpata dal fallout.  

29/03/2011

Tracklist

  1. Thear
  2. Tof
  3. Bein
  4. Gas
  5. Lav
  6. Eis
  7. Torul
  8. Eon
  9. Es
  10. Mas
  11. Ter

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