Crooked Fingers

Breaks In The Armor

2011 (Merge)
folk-rock

A tre anni da "Forfeit/Fortune", ridondante passo falso eccessivamente sintetico e dagli intenti poco chiari, i Crooked Fingers tornano sulla strada sterrata del folk-rock americano, proseguendo quanto iniziato con "Dignity And Shame" e, non a caso, riallacciando i contatti con la Merge Records, storica etichetta indipendente dal curriculum impeccabile.
E' proprio la Merge, infatti, a rimasterizzare due capolavori dimenticati degli anni 90, Icky Mettle e Vee Vee degli Archers of Loaf (riunitisi nel 2011 e alle prese con tour e festival statunitensi e europei) e lanciare contemporaneamente quest'ultimo "Breaks In The Armor". Doppio impegno, quindi, per un autore maturo che nell'ultimo anno si è diviso tra le chitarre acustiche e il canto gentile delle "dita storte" e l'attesa ricomparsa sul palco dei riff elettrici e delle urla roche e sguaiate di canzoni come "Wrong" o "Harnessed In Slums".

Il ritorno all'indie-rock nella sua più nobile accezione deve aver giovato al barbuto Eric Bachmann, perché "Breaks In The Armor" suona più onesto, diretto e robusto del solito: nell'attacco di "Bad Blood" la chitarra elettrica che spezza il refrain ritmico sembra quasi un piccolo tributo alle storte scorribande lo-fi del passato, mentre l'avvolgente loop di "Typhoon" richiama gli episodi più scuri e psichedelici di fine carriera degli Archers of Loaf, salvo poi aprirsi in un lungo ritornello finale in cui la voce nasale di Bachmann viene ammorbidita dal controcanto di Liz Durrett, giovane cantautrice di Athens, nonché nipote dello scomparso Vic Chesnutt. L'ospite femminile spicca soprattutto in "Your Apocalypse", vetta emotiva dell'album nella quale spetta all'incedere leggero di un arpeggio acustico e a un riuscito duetto vocale il compito di stemperare il pessimismo di fondo delle crude parole del cantautore.
Se è facile immaginarsi la trascinante "She Tows The Line" cantata dallo Springsteen di "Born To Run", l'acustica e dimessa "The Hatchet" potrebbe tranquillamente essere una b-side di "Nebraska", registrata in presa diretta in un momento di particolare ispirazione. Ai momenti più ritmati e orecchiabili si alternano delicati racconti chitarra e voce che sottolineano la chiara propensione cantautoriale del progetto.

"Breaks In The Armor" è il lavoro più convincente dei Crooked Fingers e allo stesso tempo il più tradizionale: non saranno di certo le note di piano che chiudono "The Counterfeiter" né il glockenspiel da ninna nanna di "Heavy Hours" o il languore slow-core di "War Horses" a scrivere una nuova pagina nella storia del folk alternativo di oggi, ma alle stesse dolenti ballate rurali va riconosciuto il merito di essere le creature - amate e odiate - di un personaggio tanto schivo e ombroso quanto sottovalutato.
Eric Bachmann ha sempre avuto un grande e personale talento melodico e i suoi Crooked Fingers non sono un semplice riciclo fisiologico di quanto fatto vent'anni fa, ma piuttosto la maturazione di uno stile personale ricercato, ma che punta alla semplicità. Limitarsi a etichettare "Breaks In The Armor" come un discreto prodotto ben confezionato, alla stregua di tanti altri dischi di genere, sarebbe sbagliato. Meglio coglierne invece un'urgenza più rock, apprezzare i rimandi e le sfumature e aspettarsi un'ulteriore evoluzione stilistica.

15/01/2012

Tracklist

  1. Typhoon
  2. Bad Blood
  3. The Hatchet
  4. The Counterfeiter
  5. Heavy Hours
  6. Black Candles
  7. Went To The City
  8. Your Apocalypse
  9. War Horses
  10. She Tows The Line
  11. Our New Favorite

Crooked Fingers sul web

Tutte le recensioni su OndaRock