A seguito di una manciata di singoli auto-prodotti, ecco il debutto sulla lunga distanza degli Screen Vinyl Image, duo di Washington DC che con "Interceptors" fa suoi con prepotenza due dei trend che più caratterizzano la moderna scena indie. Da un lato la sempre più inflazionata riscoperta del sintetico anni 80, dall'altro il gusto per ardite e creative contaminazioni sonore.
Un'indole particolarmente cupa e paranoica sembra caratterizzare la scrittura della band, che peraltro sfugge il rischio di cadere nella banale e patinata maniera di suoni d'epoca. La produzione casalinga dona infatti al disco un salutare alone di sporcizia e disordine, mentre la band si distingue nella creazione di un
sound vorace e sfrenato, che cannibalizza
Moroder e gli
M83, i Curve, i
Sisters Of Mercy, la prima scuola Ebm, e quant'altro ancora.
Potenti impalcature analogiche solcate da voci evanescenti, densi richiami shoegaze e ritmi irresistibili, in un tripudio di visionarie atmosfere
sci-fi, aggressioni al calor bianco e frequenze disturbate. Non inganni la placida
intro "Synthetic Apparition", già dal titolo una dichiarazione d'intenti. A segnare la strada battuta dal duo è piuttosto la devastante "Cathode Ray", lanciata a passo di carica, fredda e spietata come un esercito di androidi, sfregiata dai più turpi assalti sonori.
Da qui in poi è un susseguirsi di brani supersonici - che pure incantano per il loro respiro epico ed etereo - come "Fever" e "What You Need" e di esercizi d'alta scuola
synthetica quali "Until The End Of Time" o "Asteroid Exile". L'opera è solida e compatta, e il duo è abile nel dosare gli ingredienti, come nel viaggio interstellare di "Slipping Away" o in "Death Defiance", travolta da martellanti sincopi industriali e unghiate di aspro
noise chitarristico.
Solo nel finale la band sembra tradire qualche segno di cedimento, perdendo leggermente il controllo di quella propensione a un caos creativo e stratificato che è la vera cifra stilistica dell'opera, e che rende questo album, questa raccolta di trascinanti danze sintetiche, una delle espressioni paradossalmente più fresche e vitali dell'ultima fase del revival
neo-ottantiano.
"Interceptors" è il biglietto da visita di una band dalle grandi potenzialità.
24/01/2009