28/11/2015

Editors

Paladozza, Bologna


Quello degli Editors con Bologna sembra ormai essere un rapporto privilegiato. Qui infatti si è svolta la sola data italiana del tour del 2014, e lo stesso accade ora nel 2015. Questa volta la sede è lo storico Paladozza, dove prima degli Editors, quando il parterre è ancora in larga parte vuoto, si esibisce con piacevole sorpresa il gruppo spalla dei Jonathan, formazione post-punk nu-new wave proveniente dalla Croazia con all’attivo un album di debutto interessante, “Bliss”, che dal vivo suona molto più violento e molto meno Franz Ferdinand che in studio. Appena mezz’ora di esibizione che scalda i pochi ma buoni già assembrati sotto il palco e che riesce a lasciare il segno.

Poi, verso le 21 appaiono finalmente gli Editors. Sarà un concerto molto intenso dall’inizio alla fine, senza cedimenti, un ripasso al completo dell’intera discografia della band di Stafford. Unica pecca della serata, la discutibile diffusione dell’audio che rende spesso quasi irriconoscibile la voce di Tom Smith.
Considerando che ascoltare gli Editors con un Tom Smith adulterato è un po’ come visitare Parigi con la Tour Eiffel chiusa per restauri, la cosa la dice lunga.… Ma per fortuna gli Editors sono, oltre che le leggendarie esibizioni del frontman, anche quel raffinato e variegato canzoniere che li ha imposti come uno dei più grandi gruppi della rinascita new wave. Destinati, ahimè, a essere perennemente etichettati come una copia artefatta dei Joy Division o come i cugini poveri di campagna degli Interpol, gli Editors ricevono dal pubblico affezionato che si è riunito al Paladozza quello che si meritano.

La sorpresa più piacevole della serata è infatti proprio il pubblico stesso. Un pubblico calorosissimo ed entusiasta che balla dall’inizio alla fine qualsiasi brano da loro suonato (salvo ovviamente le lente ballate acustiche). Persino in tribuna la gran parte assiste in piedi a quasi tutto il concerto, con grande coinvolgimento fisico ed emotivo. La cosa colpisce particolarmente, perché gli Editors da anni si trovano sotto il fuoco incrociato dei detrattori da un lato, e del loro stesso pubblico dall’altro, il quale non ha mai perdonato a Tom Smith il fatto di aver preteso di incarnare anche a livello artistico quello che era già a livello statutario, ovvero il leader della band. Come se la band senza Chris Urbanowicz semplicemente non avesse più la ragione di esistere.
A tutti gli appassionati morbosi di riff chitarristici, la costante immersione di Smith negli aspetti più oscuri della propria introspezione proprio non va giù. Ovviamente questo ci porta, da inguaribili bastian contrari, ad apprezzare ancor di più il suo coraggio di andare avanti per la propria strada nella totale incuranza dello schiamazzo che lo circonda.

Ebbene, di tutto questo al Paladozza per fortuna non c’è traccia: il pubblico saluta quasi con lo stesso entusiasmo i brani di tutti i cinque album, dal perennemente più gettonato esordio di "The Back Room" al tanto bistrattato "In This Light And On This Evening" (e che è invece l’album preferito della band da parte di chi scrive). Aiuta invero molto la realizzazione dell’impresa l’energia dell’esibizione live, che rende ogni brano suonato di immediato impatto e fruizione. Eppure non si può di certo dire che Smith si dilunghi in scambi di opinione con il pubblico della sua (a quanto pare) città italiana prediletta. Lascia piuttosto che sia la musica stessa a parlare, quasi senza interruzioni.
L’inizio è arditamente affidato, come nell’album da poco uscito, "In Dream", alla pressoché immobile “No Harms”. Quasi una intro alla successiva “Sugar”, tratta dal precedente "The Weight Of Your Love", vero avvio a scoppio del concerto.

Difficile stabilire quale sia il momento migliore, giacché tutti i brani scelti provengono dal meglio della loro produzione. Certamente impressiona la versione estesa di “Papillon” eseguita nel bis e che sfocia senza soluzione di continuità nel migliore finale che si potesse pensare, l’epica e imponente “Marching Orders”. Un altro aspetto che merita particolare menzione è il migliore rendimento dal vivo di “Forgiveness”, brano dalle enormi potenzialità purtroppo un po’ ridimensionate nella versione in studio. Dal vivo funziona meglio, anche se le versioni più convincenti rimangono quelle acustiche registrate dal solo Smith al pianoforte. Diciamo questo con la speranza che prima o poi gli Editors si decidano a rilasciare un album totalmente acustico: ciò che in altri casi sarebbe più che altro una strategia di marketing atta a far fruttare oltremodo qualche vecchio brano già trito e ritrito, nel caso di questi melodisti eccezionalmente dotati, forniti del migliore interprete maschile in circolazione, sarebbe un atto di giustizia dovuta. Nel frattempo ci si può consolare questa sera con la versione acustica di “Smokers Outside The Hospital Doors”.

Peccato per chi ha disertato la serata preferendo piangere ancora sulla dipartita di Chris Urbanowicz. Anzi, peggio per lui. Il sold-out di Bologna non sembra averne minimamente risentito, e chi è venuto al Paladozza questa sera perché quello che cercava erano le canzoni sa quanto ne sia valsa pienamente la pena.