Al banchetto del merchandise si sta formando una piccola folla: ragazzi e (soprattutto) ragazze praghesi attendono in fila con la proverbiale pazienza autoctona. Sono armati di vinili, locandine e cd; i volti sorridenti e soddisfatti, bramosi di una firma dell'artista di turno.
Breve è l'attesa: Anna Aaron, uno dei talenti emergenti al femminile più interessanti di questi ultimi tempi, entra accompagnata dalla sua chitarrista e si prepara a ringraziare uno a uno gli accorsi. Pacata e sorridente, sembra che nulla di rilevante sia successo dalla chiacchierata pomeridiana che ci ha gentilmente concesso. E pensare invece che fino a pochi minuti prima la musicista di Basilea ci ha picchiati sodo - metaforicamente parlando, s’intende - lasciandoci una piacevole sensazione di stordimento e vuoto temporale.
Ma ripartiamo dal principio, a quelle ore 20 in punto, quando con la delicatezza di un cingolato irrompe la band di spalla per dare il benvenuto ai primi arrivati. Sembrerebbe proprio che la puntualità degli spettacoli sia una caratteristica irrinunciabile da queste parti, visto l’analogo trattamento subito dagli show cittadini dei giorni precedenti (che vantavano nomi come Trentemøller e Anathema).
Il rock & roll sbruffoncello degli Animen, tra l'altro connazionali dell'headliner, è ottimo per scaldare il palco e sciogliere le gambe ai presenti, coinvolti al punto giusto dal piacione ma divertente spettacolo dei quattro. Una scelta artistica decisamente in contrasto con quel che sarebbe seguito dopo, ma comunque un gradito divertissement in attesa che si riempia la piccola platea del locale.
Giunge quindi l’ora X e le luci si spengono di colpo, senza tanti preamboli, lasciando la scena a una scarna ma efficace scenografia cyberpunk: pannelli illuminati da bianchi e gelidi neon avvolgono tre figure in nero che prendono posto. Poi entra lei, la neuromante Anna Aaron, che tra pelle nera, orecchini a punte sfavillanti e giacca maculata grigia sembra davvero uscita da un libro di P. K. Dick.
Qualcosa ci dice che avremo tanto “Neuro” stasera, a dimostrazione delle impressioni che la giovane elvetica ci ha fatto in sede di intervista: una gran voglia di guardare avanti, fissa sul suo futuro artistico e poco vogliosa di adagiarsi sugli allori dell’ottimo esordio “Dogs In Spirit”. “Doubleclub” è quindi solo il primo assaggio dell’esecuzione integrale del viaggio cibernetico proposto dal neonato album. Perfetta opener, dark e sensuale, ci lascia pure il sospetto che avrebbe meritato lo stesso compito inaugurale anche nel disco di origine.