Cosmetic

Cosmetic

L'indie-rock a fumetti

Nati a fine anni Novanta in una provincia romagnola, i Cosmetic hanno saputo plasmare un sound unico e in continua evoluzione, nel quale alt-rock e shoegaze si mescolano con linee pop e liriche in italiano. Una formula che, un album dopo l'altro, ha visto il quartetto (passato attraverso numerosi cambi di line-up) diventare un nome di punta della scena indie-rock tricolore

di Fabio Guastalla

Fine anni Novanta, una provincia del Centro Italia, quattro ragazzi uniti dall'amore per la musica rock. Quante storie iniziano così? E quante di queste storie riescono a varcare gli angusti confini del luogo in cui nascono, per diventare patrimonio di un'intera collettività? La parabola artistica dei Cosmetic parte con le stesse premesse di altre migliaia, ma ben presto si fa strada nella scena indipendente italiana, della quale diventa un nome di culto. Merito di una formazione che ha saputo evolversi mantenendo uno stile riconoscibile e una scrittura fluida, fatta di opposti che si incontrano e si stringono la mano.
Quattro ragazzi, dicevamo: hanno tutti tra i 16 e i 17 anni, amano il rock dei Nirvana e si fanno chiamare semplicemente Balzo (voce e chitarra), Ico (basso), Bart (oggi chitarra e voce, inizialmente batteria) e Cava (chitarra). Iniziano a suonare insieme nel 1996 nella loro sala prove dell'entroterra romagnolo, e decidono da subito di unire due caratteristiche all'apparenza difficili da conciliare: un sound che ricalca il migliore alt-rock di fine secolo e liriche declinate in lingua italiana. Cominciano così a registrare le loro prime canzoni autografe in regime di autoproduzione, ma per le prime incisioni casalinghe (Sylicon Valley del 2001 e Demo del 2002) bisogna attendere il nuovo millennio: quest'ultima viene infatti presentata al Mei di Faenza di quell'anno. Le cinque canzoni muovono i loro passi da sonorità grunge e giocano la loro partita sulla forza propulsiva della sezione ritmica.

Mentre i quattro si danno da fare soprattutto in veste live, non mancano di compiere passi avanti anche in studio. Nel 2003 danno vita a 3, contenente sei nuove canzoni, nel 2004 è la volta di un ulteriore Ep autoprodotto, Gorolo Corse, prima uscita per l'etichetta casalinga Tafuzzy Rec, e infine l'anno successivo viene pubblicato Baia dei Puzzle, sei brani che evidenziano ulteriormente la volontà dei Cosmetic di bazzicare i territori del rock alternativo americano, infarcendolo di testi in italiano che vanno a comporre vicende adolescenziali tra il serio e il faceto. In verità, rispetto al predecessore, il nuovo lavoro si staglia per una maggiore varietà di soluzioni, che coprono un arco che va dal punk-rock (“Nuovissima”) alle ballate (“Baia dei Puzzle”).

I tempi sono ormai maturi per l'uscita dell'esordio sulla lunga durata, che vedrà la luce nel 2007 per l'etichetta casalinga Tafuzzy Records sotto il nome di Sursum Corda. Nel frattempo i Cosmetic sono rimasti in tre, perché Cava se n'è andato “per visioni artistiche non più congruenti”, spiegheranno loro. Le soluzioni provate negli anni dell'apprendistato sonoro trovano qui un approdo più maturo e rifinito, ma l'evoluzione stilistica è sempre in atto. Il riferimento principale del disco è infatti lo shoegaze alla maniera dei vari Jesus & Mary Chain e My Bloody Valentine, influenze che avranno un peso specifico nell'intero cammino discografico del quartetto romagnolo, seppure a differenti dosi. L'iniziale “Acaciarosa” racconta già tutto: le chitarre si stendono come un tappeto assordante mentre la voce in falsetto concorre a creare un effetto ancora più straniante agli oltre cinque minuti di canzone. “Meglio così” si dota di una forma-canzone maggiormente compiuta, nonché di un ritornello che, sfociando da riff egualmente massicci, si apre a un primo vero accenno di melodia. A cambiare totalmente registro è “Sulle riviste”, debitrice di un punk-rock affilato nella forma e straniante nei contenuti (“sulle riviste che ho/ voglio cambiare i titoli/ possono sembrare adatti ai loro scopi mobili”). La title track “Sursum Corda” vira a sua volta in direzione dei Sonic Youth, “Pronto a sorridere” svolta in un minimalismo acustico dal retrogusto lisergico. Sul finale, gli oltre sei minuti de “Il declino” rilanciano la formula shoegaze con minore forza e ispirazione rispetto ai capitoli precedenti.
Sursum Corda accende i riflettori di media e pubblico sui Cosmetic, che diventano ben presto uno dei nomi da tenere d'occhio nella scena italiana. Subito dopo l'uscita dell'album, nel gruppo entra il chitarrista Motobecane, e dopo qualche mese lasciano Balzo e Ico, che verranno subito sostituiti da Mone ed Emily, tuttora membri della band. Il terremoto in seno alla band viene assorbito senza sconquassi a livello sonoro, anche per merito di Bart, unico fondatore rimasto, l'autore dei testi ma anche il garante di una continuità sonora che lega la prima line-up con i nuovi arrivati.

E infatti, puntualmente, le buone premesse dell'esordio trovano ulteriore conferma nel secondo album Non siamo di qui, che esce nel 2009 inaugurando la fruttuosa collaborazione con una delle etichette-cardine dell'indie-rock tricolore: La Tempesta. Un marchio che va a legittimare l'ancor breve ma già importante cammino del rinnovato combo romagnolo che, da parte sua, conferma la volontà di continuare a giocare con generi e suoni. Una volontà che si evince fin dall'iniziale “Bolgia celeste”, pop-rock di ottima fattura e permeato di un'inedita, indolente serenità. Gli echi shoegaze tornano a fare capolino in “Sangue + sole”, ma la rabbia che sgorgava in “Sursum Corda” è sostituita dalla ricerca della melodia che va a formare il ritornello. A ogni canzone ci si sposta di una tacca nel panorama dell'alt-rock mondiale, ed è così che “Via Maj” opta per una sorta di ibrido tra punk e rock sonico. “Ragazzo Crudele” è una nuova discesa in soluzioni acustiche dal retrogusto emo, ma rispetto alle prove del passato si dota di arrangiamenti più evidenti. “Carlo ha detto” è forse la summa dell'album: il testo torna a tratteggiare storie di giovinezze irrequiete, il punk-rock è venato da un pop psichedelico di pregevole fattura. “Era troppo importante – spiegano i Cosmetic nella presentazione dell'album - che parlassimo del disagio che molti di noi e dei nostri amici provano affrontando questo mondo in cui sembriamo capitati per caso. Non parliamo la lingua dei grandi, non facciamo le cose a modo loro. Non troviamo valori a cui darci anima e corpo, e la tradizione a cui vorremmo attaccarci è svuotata dal consumismo e sperduta in nessun posto”. Nel mazzo c'è pure una folle cavalcata di quasi sette minuti di nome “Crostata” e un finale psichedelico dal chilometrico titolo “In ogni momento aspetto qualcuno che arrivi a distrarmi”.
Oltre all'ingresso ne La Tempesta, Non siamo di qui mostra i Cosmetic alle prese con un sound più duttile e a fuoco, anche per merito di una produzione che, seppur sempre e ostinatamente casalinga, sembra averci preso la mano.

Il nuovo decennio viene inaugurato dall'Ep In ogni momento (2011), sempre marchiato La Tempesta e in uscita in free download. Cinque canzoni, due delle quali di circa un minuto e mezzo, raccontano la definitiva maturità stilistica del quartetto. I primi due brani in scaletta, “In ogni momento” e “Prima o poi”, sono i migliori brani indie-rock scritti finora dai Cosmetic: la seconda, in particolare, si staglia per il perfetto bilanciamento di ruvidezza rock e melodia, mentre i testi sono tagliati su misura per raccogliere la frustrazione delle generazioni cresciute nel solco della grande crisi (“ma ci ricorderemo tutto prima o poi” sa di vendetta da consumare a freddo). “Mancante” è un breve arpeggio accompagnato dai synth, “Non siamo di qui” riprende il titolo dell'album precedente ed è appena una strofa accennata su cui si sviluppa un dialogo immaginario che torna a parlare dell'inadeguatezza della propria condizione. In quanto alla finale “Thomas”, il giro di basso lancia la canzone verso inedite direzioni new wave/shoegaze.

L'anno successivo, Conquiste conferma la crescita artistica dei Cosmetic e li colloca tra i pesi massimi della scena indipendente italiana. L'album, registrato al Waves Studio di Pesaro con l'ausilio di Paolo Rossi, torna a miscelare sonorità shoegaze e mood pop: a fare la differenza è la qualità dei brani, il loro piglio diretto e il perfetto equilibrio tra la ruvidezza del rock e la delicatezza delle melodie e delle liriche. Quello di “Lenta Conquista” è emo-punk da cameretta. “Sitar” viaggia su riff di scuola Stone Roses. “Scisma” cavalca una nuova onda sonica, “Prima o poi” è un incisivo mid-tempo dal retrogusto shoegaze e dalle liriche quantomai sibilline (“siete riusciti a farci diventare come dei nemici/ ricominciamo, la crisi passa e ci ritelefoneremo/ ma ci dimentichiamo tutto prima o poi”). “Per un amico” si struttura man mano fino a esplodere in uno dei più bei riff partoriti dal combo romagnolo. “La fine del giorno”, impreziosita dalla voce di Costanza dei Be Forest, è un nuovo, splendido inno generazionale (“arrendersi per vincere / un passo indietro, avanti tre”) declinato in un indie-rock che invita a ballare. Il lato più raccolto dei Cosmetic riemerge nella preziosa ballata “Calla”, quello psichedelico torna nella lunga cavalcata di “Colonne d'errore”, sospesa tra strofe shoegaze e dissolvimenti alt-pop. “Lo spavento” conclude il disco con un pop lo-fi e dalle tinte pastello.
Conquiste segna la summa artistica dei Cosmetic e, allo stesso tempo, la fine di un cammino intrapreso oltre un decennio prima. È con esso che si conclude la cosiddetta “trilogia del fumetto”, così chiamata in virtù delle copertine disegnate che accompagnavano i primi tre album. E sempre con esso si conclude la militanza nella band di Motobecane, la cui fuoriuscita, avvenuta nel 2013, viene momentaneamente supplita da Sergio, mentre Erica dei Be Forest dà il cambio pro tempore a Emily. Nel mentre, la formazione pubblica un secondo Ep in free download dal titolo Arnia/Provincia: “Un Ep con due anime – raccontano i Cosmetic – ancora una volta si riesce a far combaciare tutto. L'Arnia è l'accusa, Provincia è contemplazione”. Quattro brani per un totale di circa undici minuti nei quali i Cosmetic si cimentano per la prima volta con soluzioni hardcore (“In ritirata”), varano arpeggi pop-punk (“Provincia”), bazzicano la via di una psichedelia gentile (“Arnia”) e salutano Motobecane con un riff di mezzo minuto scritto da quest'ultimo.

Dopo la pubblicazione dell'Ep e l'addio di Motobecane, i Cosmetic decidono di prendersi “un periodo di pausa meditativa e di riassestamento”. Un periodo comunque breve, al solito. Accade che Bart ascolta il nuovo album dei Granturismo e chiama Claudio Cavallaro per complimentarsi con lui: e così, quasi per caso, quest'ultimo si offre di diventare il produttore del prossimo album dei Cosmetic, che prende il nome di Nomoretato.
Si tratta senza dubbio del lavoro più libero dei Cosmetic, quello meno vincolato a retaggi formali: la ruvidezza rock del passato diventa saltuario sottofondo, i riff liquidi seguono traiettorie meno stereotipate, la psichedelia è una soffusa compagna di viaggio che si insinua tra i brani e dona loro atmosfere tridimensionali.
La matrice pop sgorga nel gentile midtempo di “Nelle mani giuste”, forse il brano (volutamente) a fuoco del mazzo, timido nel suo invito a ballare sulle macerie di una rivoluzione in bozze (“non mi importa di svoltare/ non pensate di poter fermare/ qualcosa che può scoppiare solo se si trova nelle mani giuste”), deciso nell'imboccare uno dei migliori ritornelli mai scritti dal combo italiano. La progressiva strutturazione di “Venue” irretisce nel suo incedere indolente ma ineluttabile: uno dei migliori estratti del disco. “Occhi gialli sull'isola del mondo” immerge il suo indie-rock in un lisergico intermezzo strumentale, “Nomoretato” si accende a lampi in nuove esplosioni soniche. 
A metà album, “La stanza del figlio” e “Non ritornerò” imbracciano soluzioni acustiche per andare a toccare territori cantautorali, risultando egualmente convincenti. La strumentale “Continuum” sfoggia il lato più psichedelico della band, “Rocapina” e “Bordonero” si svincolano totalmente dalla forma-canzone per alternare momenti acustici a riff di matrice alt-rock anni Novanta e piccole cavalcate psych-pop che confluiscono nell'etereo finale di “Reprise”.
Il tentativo di ricercare nuove strade senza perdere di vista l'identità del proprio sound è non solo intrigante, ma anche e soprattutto riuscito: i Cosmetic hanno trovato ancora una volta la quadratura del cerchio, mettendo in piedi uno dei migliori dischi italiani dell'anno, un nuovo classico per una scena che spesso e volentieri difetta in idee e nuove proposte. 

A inizio 2017 i Cosmetic tornano a farsi sentire con il quinto album CORE. La formazione è ora ridotta a trio perché nel frattempo Ivan ha deciso di concentrarsi completamente sul progetto Urali. Bart, Mone ed Emily cambiano perciò direzione, abbandonando le atmosfere lo-fi e psych di "Nomoretato" in favore di un alt-rock energico e diretto che richiama in particolare quello americano degli anni Novanta.
A mancare sono però, soprattutto, le melodie e le soluzioni che erano state adottate negli album precedenti, e che davano più ampio respiro all'intera impalcatura sonora.  I Cosmetic intraprendono anche altre traiettorie, lambendo l'hardcore-punk nella corsa a perdifiato di “Schiaffino!”, mentre “Quel poco di buono (che avevi fatto)” ricorda i primi Verdena e “La linea si scrive da sola” abbraccia sonorità emo.
Anche l'immaginario che sgorga dai testi continua ad attingere a temi post-adolescenziali, ma – sarà che gli anni avanzano inesorabilmente – con liriche più didascaliche e meno accorate rispetto al passato (“non mi sembra fortunato chi non ha sudato niente / solo perché sostenuto dai due cognomi di un parente”, da “1986”).

Se da un lato “CORE” ritrova lo spirito rock degli albori, denota però anche un netto passo indietro a livello di scrittura dei brani, decisamente meno brillanti rispetto a quelli contenuti nei precedenti lavori in studio, e grazie ai quali i Cosmetic sono diventati una delle formazioni più interessanti dell'ultimo decennio in Italia.

Nella primavera del 2019 i Cosmetic ritornano con l'album Plastergaze. L'impasto sonoro è quello di sempre, una via di mezzo tra alt/indie-rock, emo/dream-pop e shoegaze che crea atmosfere sospese in un limbo lo-fi dal quale emergono le voci a raccontare di vita post-adolescenziale (i contributi di Alice si fanno più rilevanti in questo ultimo album), tra riff e feedbackdi chitarra e interventi sintetici.
“In faccia al mondo” è esattamente il tipo di canzone che ci aspettiamo dai Cosmetic, con quell'incedere sornione che sa dare vita a ritornelli di grande impatto. I cambi di tempo di “Crociera” rendono ancora più varia la scaletta, anche se forse le vere novità vanno ricercate nelle parabole melodiche di “Scranio” e “Un litigio”, laddove le linee vocali sembrano reclamare uno spazio maggiore rispetto al solito. È un cambiamento che si avverte altre volte nella seconda parte della scaletta, come in una “Orizzonte” che a sua volta rinuncia a buona parte del rumore per tracciare una traiettoria che impropriamente definiremmo “più pulita”. Notevole anche “Una razza minore”, forse il pezzo in cui il suono dei synth prende il sopravvento a discapito della chitarra.
Pur inferiore ad altri album della ormai ricca discografia dei Cosmetic, “Plastergaze” è un lavoro ricco di spunti di interesse e di brani che meritano ripetuti ascolti per essere apprezzati in toto. E in termini più generali ai romagnoli va dato atto, una volta per tutte, di aver tracciato una traiettoria del tutto anomala e peculiare all'interno del macrocosmo indipendente italiano: peculiarità che hanno contribuito a renderla una delle migliori realtà degli ultimi quindici anni.

Cosmetic

Discografia

Sursum Corda (Tafuzzy, 2007)

Non siamo di qui (La Tempesta, 2009)

In ogni momento Ep (La Tempesta, 2011)

Conquiste (La Tempesta, 2012)

Arnia / Provincia Ep (La Tempesta, 2013)

Nomoretato(La Tempesta, 2014)

CORE(To Lose la Track / Dischi Sotterranei, 2017)

Plastergaze (To Lose la Track / Lady Sometimes, 2019)
Pietra miliare
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