Tess

Ispirazione e collaborazione

intervista di Stefano Bartolotta

A tre mesi dall'uscita del secondo disco "Soul Whisperer", pubblichiamo la nostra chiacchierata via mail con Tess Amodeo-Vickery. L'artista statunitense di stanza a Roma ci racconta i motivi delle sue scelte, musicali e di vita.

Hai lasciato New York spostandoti a Roma perché Roma era il miglior posto in cui trovare ispirazione per la tua musica, oppure perché avevi l’opportunità di lavorare con persone che apprezzavi, o per altre ragioni personali o professionali?
Ho lasciato New York perché sentivo che nella vita c’è altro oltre alla competizione, volevo vivere l’ispirazione e lo spirito di collaborazione! Odio essere un numero, così sono arrivata in un posto in cui potevo distinguermi dalla massa, poi volevo imparare l’italiano, penso che sia la lingua più bella del mondo.
 
Questo è il tuo secondo album, e suppongo che ci saranno persone che, come me, ascolteranno questo prima del debutto. Cosa dobbiamo aspettarci da “The Rough Soul”, ora che conosciamo “Soul Whisperer?"
Il titolo "The Rough Soul" dice tutto: è un disco grezzo, ruvido e fatto in casa. L'abbiamo registrato nello studio di mio padre e mixato in un laboratorio in campagna nel New Hampshire, lo stato dove sono nata. Il titolo viene da un bottone che ho trovato sui binari del treno fuori da Termini, ho pensato fosse perfetto per l’album, perché tutte le canzoni affrontano il tema del ritorno in salute. Quando una ferita si risana, crea un tessuto ruvido per proteggere la nuova pelle che si forma sotto: il mio cuore stava passando attraverso sensazioni del genere nel mio primo album. "The Rough Soul" parlava del processo di tornare in salute, ma non ancora completamente finito. Io lo amo e spero di pubblicarlo per i miei fan a un certo punto, perché l’ho mantenuto come una sorta di segreto.
 
Il suono di questo album potrebbe sembrare piuttosto semplice a un primo ascolto, ma c’è effettivamente un buon numero di strumenti coinvolto. Come funziona il processo di costruzione del suono? Hai lavorato in modo diverso rispetto al passato?
Questo è proprio quello che volevamo ottenere! Il mio produttore, Agostino Maria Ticino ([de]composer studio), di solito lavora con la musica elettronica, quindi ha la tendenza di cercare una nota che possa creare un mondo di suoni. Per il mio album, abbiamo applicato la stessa teoria alla registrazione con strumenti acustici. Nella post-produzione, lui ha fatto molto per dare pulizia e minimizzare gli strati che avevamo creato, in modo da creare quel suono fresco e folk che volevo, ma con l’atmosfera di tracce molto profonde e spaziose.
 
Ho l’impressione che l’obiettivo principale delle tue canzoni sia far sì che l’ascoltatore sia colpito in primis dall’impatto emozionale. Hai mai dovuto lavorare da capo su una canzone, oppure scartarla perché era sovra-prodotta e questo impatto era in qualche modo nascosto?
Ah! Sì, molte volte, cosa che creava sgomento nel mio produttore. Un esempio famoso del mio “tagliare” era nella canzone “I Try”, che è stata tolta dalla versione finale dell’album perché volevamo che il disco fosse di 12 canzoni, la pubblicherò più avanti. Agostino aveva fatto questo arrangiamento davvero romantico e da film noir, con una tromba attutita in stile Chet Baker, ma non riuscivo proprio a farmela piacere. Era bellissima, ma il vero significato della canzone – cercare di adattarsi a qualcuno e perdere la propria luce – era totalmente camuffato da un simile eccesso. L’ultima sera in cui ero nelle Marche a registrare le tracce vocali, gli ho detto di smettere di lavorare sull’altra canzone con cui eravamo alle prese, alle due di notte, e di registrarmi mentre suonavo “I Try” dal vivo con una chitarra di plastica che avevo preso da Tiger e che era nella casa in cui stavamo lavorando. Il risultato è stato magico, e tutti quelli che erano lì hanno amato la malinconia della stanza vuota e della chitarra strana. Agostino insiste comunque che pubblicherà quella versione come remix.
 
Mi piace particolarmente una frase del comunicato stampa: “Questo disco è moderno e retrò allo stesso tempo”. Sono completamente d’accordo e non è così facile trovare un album con questi punti di forza. Ti chiedo semplicemente di dire tutto quello che vuoi su questo aspetto.
Wow, grazie! Che bel complimento e sono molto contenta che tu abbia sentito ciò che volevamo ottenere. Per prima cosa, è moderno perché abbiamo fatto una registrazione completamente elettronica e basata sul computer, lavorando con un produttore di musica elettronica e anche alcuni strumenti elettronici, come le tastiere, il basso elettrico e il synth. Ma il nucleo del disco è retrò, iniziando dalla strumentazione principale - strumenti a arco del 1800 – e dalla sensazione di naturalezza che volevo dare registrando in case di campagna in giro per l’Italia, piuttosto che in uno studio freddo e perfetto. I testi hanno il modo di sentire della musica che inneggiava alla pace degli anni 60 e 70, ma sono applicati a situazioni contemporanee della mia vita, mentre le melodie sono una combinazione di passaggi ispirati al teatro musicale e arrangiamenti alla My Brightest Diamond. Come qualcuno che ha studiato la storia, penso che sia importante usare il passato per influenzare un presente più informato. Se si guarda alla moda, per esempio, i nuovi stili prendono sempre spunto da modelli del passato e penso che questa formula del successo si applichi bene anche alla musica.
 
Scrivo di musica dal 2005 e di solito sono in grado di usare tante parole per descrivere cosa sto ascoltando, ma in alcuni casi è difficile, soprattutto quando la musica dà la sensazione di essere onesta e di descriversi da sola. Penso davvero che in alcuni casi il modo migliore di descrivere la musica sia semplicemente un “vai a ascoltarla” e il tuo disco è uno di quei casi per me. Hai anche tu una sensazione del tipo “è tutto nelle canzoni ed è così chiaro, cos’altro dovrei dire?”?
Grazie, questo per me significa molto. Mi piace pensare che “Soul Whisperer” ottenga davvero quello che promette il titolo: una conversazione intima con l’anima dell’ascoltatore. La musica è quella cosa che mi aiuta a combattere i miei momenti più bui e di paura e riempie la mia vita di speranza, e penso che la musica in generale aiuti tante persone in questo modo. Ho avuto amici a New York che mi dicevano “questo è troppo onesto, è troppo vulnerabile, non lo capisco”, ma io volevo davvero toccare le persone, quindi dovevo essere sincera e realistica. Accetto questo tipo di critica (un critico una volta disse che era come i dolci fatti in casa), perché penso che le persone che hanno bisogno di ascoltare questo disco lo recepiranno nel modo in cui io intendo che venga ascoltato alla fine.
 
Come sono i tuoi concerti? Suoni da sola, con altri musicisti o in tutti e due i modi, a seconda delle occasioni?
Il 12 maggio, alla Chiesa Metodista a Roma, abbiamo fatto un concerto incredibile e interattivo con 7 musicisti (violino, viola, violoncello, basso/chitarra elettrica, 3 chitarre e batteria) e live painting del mio amico artista di strada Ryan Spring Dooley per dare al pubblico un’esperienza artistica e musicale a 360 gradi (come nel Rinascimento). Suono anche da sola o con il Trio Improvviso (violino, viola e violoncello) e proprio ieri ho suonato alla Città della Altra Economia a Roma con Francesco De Palma al basso elettrico e Ambra Chiara Michelangeli alla viola (1/3 del Trio Improvviso), una esibizione che è venuta molto bene. Alcune volte duetto con Andrea Filippucci, il mio bravissimo secondo chitarrista. Il live è divertente perché cambia sempre a seconda della situazione, e tutti i musicisti respirano letteralmente la mia musica, dato che hanno tutti composto e suonato la propria parte nell’album.
 
Hai già iniziato a raccogliere idee per il futuro, o di solito rimani concentrata su ciò che hai appena pubblicato e sul suonarlo dal vivo, e lavori su cose nuove in seguito?
Sono sempre presa nel creare e nell’immaginare il prossimo progetto, in un modo molto libero e rilassato. Il mio iPhone è pieno di melodie e pezzi delle mie canzoni future. Ho due canzoni ("I Try" e "Anais Nin") che sono state tagliate dall’album e che vorrei comunque pubblicare. Mi è molto piaciuto lavorare sulla mia voce e fare una registrazione a cappella su "What Is The Journey", quindi è qualcosa su cui vorrò lavorare di più in futuro e penso che mi aiuterà a lavorare più velocemente, dato che tendo a dirigere la mia band con la voce, vista la mia mancanza di pratica musicale dal punto di vista formale. Qualunque cosa farò in futuro, posso dieti che sarà sempre una parte onesta del mio viaggio, come "Soul Whisperer" e "The Rough Soul". E probabilmente dovrò includere la parola "soul" nel titolo da qualche parte!

Foto di Matteo Casilli



Discografia

Rough Soul (autoproduzione, 2012)
Soul Whisperer (autoproduzione, 2015)
Pietra miliare
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Tess su Ondarock

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