Nada

L'eterna musa del rock italiano

intervista di Fabio Guastalla

L'uscita del fortunato "Occupo poco spazio" è l'occasione per scambiare due chiacchiere con Nada Malanima: del nuovo disco, soprattutto, ma anche del suo modo di vivere la musica, in continuo divenire, in un perpetuo moto di cambiamento, alla ricerca di nuovi limiti.

Il tuo ultimo album si intitola “Occupo poco spazio”: spiegaci un po'...
Beh, nella vita ci vuole un po' di ironia, no? Tutto è relativo: se penso a me rispetto al mondo, mi vedo minuscola. E se penso alla Terra rispetto all'universo, è un puntino pure lei. Come ogni titolo, è interpretabile attraverso tante letture. Da parte mia, credo di essere arrivata, con un po' di tempo, a capire quanto è importante lo spazio personale, perché vorresti fare sempre più cose e non ti accorgi che perdi la concentrazione su ciò che hai. Quindi “Occupo poco spazio” non è un'affermazione negativa, al contrario: significa che in ognuno di noi c'è un mondo.

Il nuovo disco gode di arrangiamenti diversi rispetto alle soluzioni adottate in passato: ci racconti com'è nata l'idea di impiegare una mini-orchestra, e com'è stato lavorare con Enrico Gabrielli?
Le cose nascono naturalmente, nel senso che ogni volta mi piace provare soluzioni differenti. D'altronde ciascun album ha canzoni e storie inedite da raccontare, e il bello del mio mestiere consiste nello sperimentare idee e soluzioni con persone nuove, sebbene alla fine il tutto sia sempre e comunque filtrato attraverso il mio linguaggio. Nel caso di “Occupo poco spazio”, necessitavo di altre sonorità, sentivo questa voglia di mettere in piedi delle storie con suoni diversi, diciamo più acustici e classici, ma senza tuttavia usarli in maniera “classica”, bensì in chiave rock, punk, pop, chiamalo come vuoi. E così mi sono messa alla ricerca delle persone giuste, quelle che potessero aiutarmi in questo senso. La scelta è ricaduta su Enrico Gabrielli, con il quale ho condiviso un duro anno di lavoro, confrontandoci sulle reciproche idee. E alla fine posso dire ad alta voce di essere fiera di avere realizzato questo disco, è stato un procedimento lungo ma stimolante.

Insomma, ne è valsa la pena
Certamente. Sai che cosa ti dico? Credo sia uno dei miei dischi migliori, ma proprio nell'insieme, nell'unità delle varie canzoni che pure possono essere episodi molto diversi tra loro, perché si tratta quasi un concept-album di storie al femminile. Di solito non sono molto tenera con i miei lavori, ma questa volta lo affermo con convinzione: penso che “Occupo poco spazio” sia il mio disco più “centrato” nei testi, negli arrangiamenti, nel modo di cantare. Anche il suono e il mastering sono perfetti. Insomma, lo trovo completo e armonioso: mi sembra un miracolo!

A proposito di storie al femminile: la copertina dell'album e il videoclip del primo singolo “L'ultima festa” hanno come protagoniste delle donne mascherate. Cosa rappresentano?
Più che maschere, io le vedo come elmi che, indossati da donne minute come quella raffigurata in copertina, simboleggiano la volontà di non essere distratti, di volere concentrarsi su se stesso, una delle riflessioni che, come ti accennavo, sono alla base di questa opera. Allorché si trattava di scegliere come scattare la fotografia di copertina – una delle cose divertenti quando si realizza un album – mi sono imbattuta in questo scatto e me ne sono subito innamorata, perché comunicava qualcosa che interessava anche a me. Come dicevo poc'anzi, “Occupo poco spazio” racconta le donne da punti di vista che si tende a nascondere. Certo, le donne sono anche belle e sensuali, però non c'è solo questo: mi piace parlare di fragilità, debolezza, di quegli aspetti meno visibili dell'universo femminile.

Nuovo disco, nuova etichetta. Ormai sembra una regola...
Io faccio il mio disco, lo sottopongo a chi di dovere e poi porto a casa l'offerta che mi sembra più convincente. Se voglio continuare a fare le cose che mi piacciono, devo fare riferimento alla scena cosiddetta “indipendente” (termine che odio). Solo in questo modo posso ottenere la libertà di cui ho bisogno, e va bene così.

Come suoneranno le canzoni dal vivo?
Ecco, questa era una delle preoccupazioni principali. Perché andare in giro con dodici musicisti, per una questione principalmente di costi, era impossibile. E dunque abbiamo ridotto l'orchestra a cinque elementi, l'abbiamo testata in una sorta di data zero un paio di mesi fa per capire se uscisse bene, e ci siamo resi conto che funziona perfettamente proprio perché gli arrangiamenti sono scritti in maniera sublime. Dal vivo, quindi, le canzoni suoneranno così come sono sul disco: avremo la viola, il trombone e il fagotto.

Nel corso della tua carriera avevi già avuto modo di suonare tuoi pezzi arrangiati con strumenti classici?
Sì, era successo molti anni fa, ai tempi di Piero Ciampi. Sono dell'idea che i brani nuovi vadano suonati live così come sono su album, dopodiché, con il passare degli anni, si possono anche rivisitare in chiavi diverse. In ogni caso ho voglia di suonare le nuove canzoni, perciò... ci vediamo in giro.

Discografia

Nada (Rca, 1969)
Io l'ho fatto per amore (Rca, 1970)
Ho scoperto che esisto anch'io (Rca, 1973)
1930: il domatore delle scimmie (Rca, 1975)
Nada (Rca, 1976)
Nada (Polydor, 1979)
Smalto (Emi, 1983)
Noi non cresceremo mai (Emi, 1984)
Baci rossi (Emi, 1986)
L'anime nere(Rca/Bmg, 1992)
Dove sei sei (Mercury, 1999)
L'amore è fortissimo e il corpo no (Storie di note, 2001)
Tutto l'amore che mi manca (On the road music factory, 2004)
Luna in piena (Radio Fandango, 2007)
Vamp (Infecta, 2011)
Occupo poco spazio (Santeria, 2014)
L'amore devi seguirlo (Santeria, 2016)
E' un momento difficile, tesoro (Woodworm, 2019)
La paura va via da sé se i peniseri brillano (Santeria/La Tempesta, 2022)
ANTOLOGIE
Il meglio di Nada(Rca, 1979)
Malanima: successi e inediti 1969-1994 (Rca/Bmg, 1994)
Le mie canzoncine 1999-2006 (Saar Crystal, 2006)
LIVE
L'apertura (Radiofandango, 2005, con Massimo Zamboni)
Stazione Birra (Rai Trade, 2008)
Pietra miliare
Consigliato da OR

Streaming

Ma che freddo fa
(al Festival di Sanremo,1969)
Luna in piena
(da Luna in piena, 2007)
 
L'Elettricità
(da Vamp, 2011)
L'ultima festa
(da Occupo poco spazio, 2014)

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